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. L'adulto: una definizione critica
L'adultità è una questione centrale nei processi evolutivi della
società attuale. La vasta letteratura postmoderna che si situa
a valle della grande era dell'industrializzazione sembra far emergere
diversi segnali che portano una diversa attenzione all'età adulta,
come età di maggior durata della vita umana. L'età adulta, nel
corso dell'evoluzione culturale e storica, è stata prevalentemente
considerata come l'età del sapere, dell'esperienza, della norma,
del compimento, del fissarsi dei modelli di riferimento; il fine
apprezzato verso la quale tutti avrebbero dovuto convergere. La
concezione attuale dell'età adulta sembra orientarsi attorno ad
altri parametri: il cambiamento, la flessibilità,"l'immaturità"
(Fabre 1994, Demetrio 1998), l'interdipendenza, l'innovazione
continua. Va sottolineato il passaggio da una società intenzionalmente
produttiva(era moderna) ad una società tendenzialmente comunicativa(era
postmoderna). Siamo in presenza quindi di una rottura epistemica
del significato di adulto. Il cambiamento concettuale, è sostenuto
da diverse spiegazioni: pedagogiche, psicologiche, sociologiche,
fisiche, biologiche e professionali. Il valore di questi paradigmi
va a scompigliare diversi approcci e teorie della formazione e
dello sviluppo, richiede agli studiosi e agli adulti stessi, un
processo di riflessività sulle concezioni dell'evoluzione personale
e sociale e sui modelli di apprendimento adulto.
L'evoluzione culturale della concezione dell' adultità
La complessità e l'evoluzione tecnologica radicalizzata della
società attuale porta innanzitutto l'adulto all'assunzione di
una pluralità di identità. Questa pluralità richiede ad ogni adulto
assunzione di sguardi molteplici sul mondo collocati sui diversi
piani geometrico-relazionali della vita. Dal punto di vista sociale
l'adulto è "contrassegnato da un'instabilità temporale e geografica
(Demetrio 1990), muta nel tempo, nello spazio e nelle diverse
categorie interne allo stesso spazio-tempo. All'interno di una
stessa comunità infatti, la condizione adulta può occupare diverse
ed opposte categorie della gerarchia socio-economica e culturale.
Di conseguenza le rappresentazioni sociali non si costituiscono
più in seguito ad una gerarchia di progressione logica o convenzionale,
ma attorno a sistemi di significato e di simboli, testimoni della
propria esperienza
(esser-ci, Heidegger
1970).
Dal punto di vista fisico-biologico,
la definizione dell'età dell'uomoin rapporto alle sue condizioni,
si presenta molto variabile. L'età pur rappresentando un importante
strumento di convenzione, risponde più ai sentimenti personali,
alle dinamiche sociali e relazionali, alle funzioni professionali
(Laicardi 1988, Reale 1988, Mead
1966, Kelly 1955).
Dal punto di vista politico-sociale la ricomposizione della
società attorno a valori altri da quelli tradizionali (verso la
società della conoscenza, Commissione Europea 1966), ha introdotto
una politica educativa e professionale di long life learning.
Di conseguenza l'adulto è identificato come un soggetto che non
smette mai di imparare per tutto l'arco della vita. La più immediata
conseguenza sottolinea che la processualità degli apprendimenti
non si svolge semplicemente in ordine gerarchico-lineare ma piuttosto
secondo modalità riflessive, connessionistiche, sistemiche. Continuità
e discontinuitàrappresentano ambedue i processi dell'arco vitale,
forma e riforma sembrano dunque rappresentare due paradigmi dell'evoluzione
formativa dell'adulto.
Dal punto di vista delle scienze e delle teorie, vanno sottolineati
in particolar modo alcuni approcci teorici particolarmente interessanti
per lo sviluppo della conoscenza e della coscienza-consapevolezza
adulta.
Dal punto di vista psicologico la psicoanalisi e in particolare
Erikson (1921), hanno individuato
alcuni sistemi (io-es-super io, gli archetipi, la personalità)e
alcune scansioni (rituali), che hanno permesso di codificare comportamenti
e appuntamenti socialidella vita adulta. Dal punto di vista sociale,
sociologico e antropologico gli studi sulla comunicazione,
sulla conversazione
(Goffman 1969/71),
sulle storie di vita
(Pineau
1993), Dominicè 1994) e sulle comunità situate e
o professionali
(Schon 1983),
hanno evidenziato forme di governo adulto interno ed esterno,
della vita personale e sociale. Nello sviluppo delle culture filosofiche
il pensiero fenomenologico ed ermeneutico ha sottolineato modelli
di pensiero e di esperienza adulta dai quali poter individuare
sistemi di guida e di formazione: dialogo, interpretazione, ricerca.
Verso nuovi paradigmi formativi
La formazione adulta si riconosce dunque alla luce di una serie di operazioni che
concernono diversi ambiti:
- modificazione dei comportamenti,
degli affetti, delle rappresentazioni in modo tale da renderle
adatte al cambiamento,
- far acquisire metodi e regole,
permettendo il far fronte a situazioni conosciute che si riproducono
regolarmente,
- l'agire intenzionale.
In questo senso
il processo di apprendimento adulto incontra sulla sua strada
altre forme di influenzamento e di simbolizzazione, come l'azione
culturale ed economica, l'azione informativa e di propaganda,
l'azione terapeutica e politica, l'azione pedagogica stessa. Nel
processo di formazione degli individui perde dunque senso il paradigma
legato al "potere arbitrario dell'arbitrariato culturale" di cui
la pedagogia e tutti i processi di insegnamento si sono serviti
fino ad ora, a favore di azioni "formative" della
complessa società culturale. L'adulto si trova difronte dunque:
- a un accrescimento e differenziazione
delle strutture formative e ad una perdita di valore dell'istituzione
tradizionale pedagogica;
- allo sviluppo di saperi procedurali,
organizzativi e tecnologici, consustanziali e a volte modulatori
dei saperi tradizionali;
- alla ricerca dei fondamenti
psicosociali e non solo pedagogici e sociologici della trasmissione
dei saperi;
- al valore professionale del
sapere adulto.
La formazione adulta ha una storia
L'educazione degli adulti non è un'invenzione
del nostro secolo ma continua un'esperienza di cui i Greci sono
stati i primi ad agirla e ad istituzionalizzarla come ben dimostra
la letteratura classica. Cercando su altri fronti, una storia
della formazione adulta è recuperabile dalle culture antropologiche
ed etnografiche. Per trovare materiali su di essa non tutto si
deve ricercare nei tradizionali parametri scientifico-formativi.
Gran parte della letteratura sull'adultità in formazione va cercata
nelle scienze sociali, nelle scienze politiche ed economiche,
nei modelli religiosi e spirituali. Il fatto che l'attualità richieda
un'emergenza e una visibilità di modelli formativi per l'età adulta,
non va tuttavia sottovalutata la legittimità dei diversi ambiti
storici degli studi e degli orientamenti.
Cercando più vicino
a noi per arrivare a una riflessione globale e scientifica, dobbiamo
fare riferimento agli studi e alle ricerche provenienti dall'America
del Nord. E' qui infatti che si è costituito il movimento dell'Andragogia.
Per opposizione alla pedagogia, il movimento ha contribuito a
differenziare le caratteristiche dell'adulto in apprendimento,
dal bambino. M. Knowles nel suo
testo degli anni '70, The adult learner: a neglected Species,
propone alcune caratteristiche che distinguerebbero l'adulto dal
bambino:
gli adulti hanno bisogno di sapere
perchè devono apprenderequalcosa, prima di cominciare una formazione;
essi provano un profondo bisogno
psicologico di essere visti e trattati dagli altri come degli
individui capaci di autogestirsi;
i gruppi di adulti sono più eterogenei,
sia che si tratti dello stile di apprendimento, della motivazione,
dei bisogni, dei centri d'interesse degli obiettivi ;
gli adulti assimilano meglio le conoscenze,
le competenze, i valori e le attitudini, quando questi sono
presentati nel contesto della loro applicabilità a situazioni
reali;
- essi sono più sensibili ai
fattori di motivazione intrinsecache alle motivazioni estrinseche.
L'adulto che impara risponde dunque non più ad una unità lineare,
tradizionale, ma a processi motivazionali di necessità, in situazione
di intercostruzione e interrelazione reciprocantetra l'adulto e
gli altri; tra l'adulto, le istituzioni, le organizzazioni, le culture,
la professione; tra l'adulto e sè stesso.
La letteratura sull'adultità
In un'analisi tematica
della letteratura scientifica in educazione degli adulti,
si sostiene che solo una piccolissima percentuale (6,4% su 623)
di articoli recensiti, si parla dell'apprendimento adulto. Il problema
dell'apprendimento adulto il più delle volte viene appaiato alla
psicologia dell'apprendimento tradizionale, se non viene semplicemente
trascurato. Eppure vi è in letteratura un'abbondante materiale a
questo proposito. Per restare in ambito psicopedagogico da più di
una quindicina di anni la letteratura delle storie di vitasta tentando
di definire, alla luce di diversi quadri teorici e di metodologie
attive di ricerca, in che modo l'esperienza dell'apprendimento si
inscrive nella traiettoria di vita dei soggetti (Bourgeois, Nizet,
1997). Oltre a ciò si può fare riferimento agli studi sulla educabilità
/modificabilità cognitivache si appoggia sui recenti sviluppi delle
teorie dello sviluppo dell'intelligenza, o alle ultime ricerche
nord americane che trattano dell'azione e della pratica come
fonte di apprendimento, ed ancora alle ricerche nell' ambito della
divulgazione scientifica, dove sono stati lanciati i primi approcci
al ruolo delle rappresentazioni nelle situazioni di apprendimento
scientifico. Non vanno dimenticati i modelli del costruttivismo;
gli studi sulla semanticae sui processi di categorizazione e di
rappresentazione; la ricerca in psicologia sociale sulla comunicazione
e sui gruppi; il cooperative learning; i lavori di psicologia genetica
sul conflitto socio-cognitivo; i lavori sui modelli autopoietici
e sui percorsi meditativi e spirituali.
Osservando in profondità la letteratura sull'adultità si nota come
sono parecchi e diversificati i contributi scientifici e umanistici
dell'apprendimento in contesti di formazione adulta. La permanenza
radicale di modelli generalizzanti e convenzionali, prodotto dei
processi e delle metodologie sperimentali, inficia ancora
pesantemente la libertà di una ricerca aperta, coerente e pertinente
relativa alla messa a punto di una letteratura fondante ed esaustiva
di un'epistemologia e di una pratica nella società attuale.
Condizioni dell'apprendimento adulto Caratteristica primaria dell'apprendimento adulto è la strutturazione
di una differente categoria di ruoli negli attori del processo.
Nella tradizione pedagogica il rapporto insegnamento-apprendimento
si presentava fortemente asimmetrico nella sua relazione. Di fronte
alle nuove strategie di apprendimento: per ricerca,per gruppi cooperativi,
per situazioni problema;di fronte alla pluralità e alla differenziazione
dei processi di formatività, la dinamica apprenditiva concorre a
riposizionare il ruolo dei partecipantidel processo di formazione.
Processi di auto apprendimento si relazionano con processi di eteroapprendimento.
Da cui l'evidenziarsi di ruoli tutoriali, cooperativi, facilitanti,
mediatividalla parte dei formatori; ruoli di ricerca, di processo,
di sperimentazione, di applicazione e di riformulazione dalla parte
degli attori e valore apprenditivodel contesto, in quanto precipitato
situazionale, sociale e organizzativo dell'apprendimento. Questa
forma mostra il superamento della tradizionale volontà pedagogica
di instaurare l'ordine dei saperi e designa di fatto la situazionenella
quale il soggetto è inserito come con-textusdi apprendimento.
Dalla didattica all'intervento
Con la formazione e l'apprendimento adulto, entra in campo la strategia
dell'intervento. La strategia dell'intervento, nella storia, è stata
fondamento di ordini sociali, politici e culturali. Sono state l'evoluzione
delle scienze umane e la psicosociologiache hanno posto all'ordine
del giorno la teoria dell'intervento. La sua caratteristica
sta nel processo dinamico di sfondo. Il paradigma dell'intervento
ci interessa perchè è un tentativo di superare la trasmissione didattica
dei saperi. La trasmissione didattica dei saperi si situa attorno
ad identità di fede, la sua strategia è l'applicazione di modelli
e di percorsi per obiettivi. Lo spostamento di paradigma dalla
trasmissione dei saperi e dai costrutti generali ai contesti e ai
costrutti situazionali dei soggetti, orienta il processo dell'apprendimento
attorno ad alcune modifiche strategiche.
L'intervento si situa prevalentemente sul versante dell'azione
e dell'interpretazione, ovvero della presa di coscienza. Esso non
mira a far fare come un semplice ordine o la manipolazione, ma
mira a introdurre presso i soggetti attori sia dei saperi costituiti
a loro sconosciuti sia dei saperi che si stanno costruendo grazie
all'interpretazione di coloro che intervengono. L'obiettivo finale
è permettere di far uscire, rispetto ai sistemi complessi della
situazione (psichci, economici, organizzazionali, culturali),
una comprensione di ciò che sta passando e delle strategie di
azione dei soggetti, e non piuttosto quelle esplicitamente coscienti
e prestabilite dal conduttore. Si vede bene allora la raffinateza
del processo di intervento rispetto una didattica esplicita che
trasmette a vista dei saperi previsti. Con la strategia dell'intervento
si assiste ad un processo di interpretazione e di transfert.L'interpretazione,
quando il materiale non è noto, è indottrinamento che porta ad
una dipendenza continua. Nella dinamica sociale l'interpretazione
è un intervento nel discorso che mira all'evoluzione del transfert
dei soggetti. Il discorso si lascia man mano crescere e rinvia
a un far fare differente e diffuso da parte del conduttore. L'interpretazione
si situa cosè nel gioco dei rapporti tra il soggetto e l'interpretante
vale a dire attraverso il lavoro sul rapporto di passaggio dal
fantasmatico al reale. Il transfert resta il miglior modo per
comprendere i movimenti che si operano attraverso la verbalizzazione
del risveglio della conoscenza e della coscienza.
Nel processo didattico i soggetti possono arrivare a parlare
per farsi piacere o per far piacere a colui che guida; ciò che
caratterizza l'intervento sociale è la dinamica del discorso come
discorso personalizzato, discorso del desiderio, discorso che
si situa nell'ottica dell'evoluzione.