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Intervista al Maestro H. NIshiyama
La pubblicazione è stata autorizzata dal Direttore della Rivista
Giacomo Spartaco Bertoletti


L'autore di uno tra i bestseller di tutti i tempi sulle arti marziali "Karate the empty hand fighing" (oggi alla nona edizione ), viene considerato uno tra i più controversi artisti marziali di tutti i tempi. In California, dove risiede, vi è un detto “... tu lo puoi solo amare o odiare”.

Nato nel 1928, Hidetaka Nishiyama viene catturato, come molti giovani giapponesi, dal fascino del karate a 5 anni, del 5º mese, del 5º giorno, che per questo viene anche chiamato “boy day”: oggi questa data viene ricordata come “il giorno di bambini”. Dopo il riconoscimento da parte dell’Imperatore del Giappone dell' ”Ordine del Sacro Tesoro, Raggi d’oro con coccarda” abbiamo rivolto alcune domande al maestro Hidetaka Nishiyama.

Maestro quali sono stati i sentimenti provati in occasione della cerimonia di consegna dell’onorificenza e del ricevimento a palazzo imperiale?
“In primo luogo penso che questo non è un riconoscimento dato solo alla mia persona ma al karate tradizionale ITKF in generale. Moltissimi membri dell’ITKF hanno lavorato senza riserve per molti anni, io ho operato solamente come chairman.
In secondo luogo sono stato particolarmente felice di ritornare in Giappone per questa occasione, non tanto per il mio successo personale ma soprattutto per il fatto che il Governo giapponese ha riconosciuto il karate tradizionale come patrimonio della cultura giapponese, e questo è dovuto non solo a una iniziativa promossa dal Governo giapponese, ma anche dalla documentazione e alle istanze pervenute da ogni parte del mondo dove l’ITKF è attiva e dove ho avuto occasione di diffondere i principi del karate tradizionale.
In particolare è stata sottolineata l’importanza del karate tradizionale sul piano educativo e formativo come veicolo di crescita e miglioramento dell’individuo nella società. Inoltre il Governo stesso degli Usa ha raccomandato e caldeggiato la mia candidatura in segno di riconoscimento per l’opera da me svolta gratuitamente in seno alle forze armate statunitensi sin dagli anni 50. In definitiva sono molto felice che lo stesso Governo giapponese abbia compreso l’importanza e il valore del karate tradizionale e che abbia riconosciuto questa disciplina come espressione integrale della cultura Giapponese”. Qualcosa l’ha particolarmente colpita durante la cerimonia? “No, nulla di speciale che mi concernesse personalmente.

Vi erano 18 persone che sarebbero state insignite, e a me è stata conferita l’onorificenza più alta. Gli altri erano ex dipendenti di alto grado del Governo giapponese, come ex ambasciatori, ex ministri che si sono attivamente operati nel diffondere una immagine positiva del Giappone nel mondo. Sono per lo più uomini di cultura. Recentemente le arti marziali hanno assunto una maggior importanza che nel passato per il Giappone. Nella scala di valori prima è stata la volta del kendo, poi del judo e ora del karate tradizionale. In passato vi era la sensazione che il karate non fosse giapponese, in quanto originario di Okinawa, ma ora questa sensazione è cambiata. Inoltre la raccomandazione per il conferimento della mia onorificenza viene del ministero degli Esteri giapponese e questo ha suscitato una forte impressione sul ministero degli Interni e su quello della Cultura ed Educazione. E’ stato proprio il ministero degli Esteri a spiegare ai colleghi l’importanza di questo riconoscimento ".

Visto che nel 2004 il karate non sarà sport olimpico ad Atene, quali sono le prospettive dell’ITKF?
Lo scopo del karate-do tradizionale e dell’ITKF può essere riassunto brevemente in questo: noi abbiamo ricevuto il karate-do tradizionale dai maestri del passato e abbiamo il dovere di mantenere integra quest’arte, i suoi contenuti tecnici, i valori morali e spirituali e trasmetterli intatti alle generazioni future.
Questo è il nostro obiettivo principale, quello di proteggere questi valori, non quello di approdare a ogni costo ai Giochi olimpici.
Stiamo attendendo che si risolvano gli scandali in cui si è trovato coinvolto il C.I.O. (Salt Lake City, eccetera) e se in conclusione il C.I.O. si dimostrerà propenso ad aiutare il karate tradizionale ITKF, come più volte manifestato negli scritti e dichiarazioni delle sue più alte cariche, ci opereremo al meglio di noi stessi per dare una corretta testimonianza del valore del karate-do tradizionale.
Se così non fosse, personalmente penso che non si dovrà entrare nel movimento olimpico. A questo punto è meglio optare per un modello come quello della Federazione del calcio, una Federazione indipendente, oppure ai Goodwill Games, alla World Cup, come abbiamo già cominciato a fare a Mosca 2000. Una delle ragioni è che il karate alla stregua di altri sport è indipendente tecnicamente, però non ha ancora una forza economica tale da permettergli di resistere alle pressioni di ogni genere che media e sponsor esercitano sulle discipline olimpiche. Questo aspetto mi preoccupa, perché motivi commerciali potrebbero, alterando regole di gara, distruggere facilmente un’arte. Nell’atletica, per esempio, questo è meno importante, cambiare i 100 metri in 110 non porterebbe grandi differenze, ma il karate-do tradizionale è un’arte di combattimento, tecnico, non generico.
Un'arte si regge su un processo e sforzo di ricerca di perfezionamento continuo trasmesso da centinaia di generazioni.
Una volta alterato o distrutto questo equilibrio o i suoi principi, il karate tradizionale sarebbe finito. Mi auguro che il C.I.O. comprenda le nostre esigenze e preoccupazioni e agisca per il meglio”.

Il 17 luglio 2001 ci sarà a Mosca l’elezione del nuovo presidente del C.I.O., la scelta della città che ospiterà i Giochi olimpici del 2008 e probabilmente anche allora, visti i tempi tecnici il karate non sarà incluso. Quindi alla meglio se ne parlerà per il 2012. In questo periodo quale sarà il futuro delle scuole di stile?
“Le scuole di stile sono molto importanti, perché il karate tradizionale ci è stato trasmesso attraverso di esse, e grazie a esse si è continuamente perfezionato. Ma come realizzare la connessione col movimento olimpico, come conciliarne la partecipazione mantenendo intatta la propria identità, diversità e integrità? Allo scopo l’ITKF ha messo a punto un regolamento di gara che rispetta rigorosamente i principi dell’arte del karate-do tradizionale, del budo.
Per fare questo sono state osservate le metodiche e le espressioni delle diverse scuole di stile; alla fine sono stati, individuati dei denominatori comuni universali, che sono risultati identici per tutte le scuole, quindi validi per ogni stile. Su questo background sono state create le specialità e le regole di gara che permettono a ogni scuola di stile di gareggiare nelle competizioni ITKF e quindi anche in una competizione olimpica.
Naturalmente i criteri sono rigorosi, esigenti e richiedono maestria e abilità tecnica specifiche dell’arte del karate-do. Noi comunque non ci fermiamo ai risultati raggiunti, la nostra ricerca continua soprattutto nella direzione di come fare ad agglomerare principi del karate-do con l’allenamento nel dojo e quindi fare anche attraverso l’educazione alla competizione una formazione reale ed efficace.
Ci tengo a ribadire che sul piani tecnico non ci possono essere compromessi. La nostra è un’arte di combattimento tecnico e i criteri e requisiti tecnici devono essere mantenuti e rispettati.
Per quanto riguarda i futuro dunque abbiamo una via che è chiaramente tracciata e compresa dai membri ITKF sul piano organizzativo possiamo contare si di uno staff di dirigenti collaudato e ben affiatato che sapranno con il loro lavoro sostenere il karate-do tradizionale dell’ITKF”.

Il lato tecnico Il maestro Hidetaka Nishiyama ha sviscerato e approfondito il tema “Body dinamic” (dinamica del corpo) nel karate tradizionale.
Partendo dai presupposti che fondano e costituiscono la tecnica del karate tradizionale ITKF il maestro Nishiyama ha passato in rassegna con la sua rigorosa metodica: postura, appoggi, assetto, meccanica del movimento, incremento dell’energia nell’esecuzione della tecnica, respirazione, energia mentale, energia fondamentale, ki, kime, differenziando le caratteristiche specifiche e gli obiettivi delle tecniche di difesa e tecniche di attacco ( todome ).

Il collegamento col Kata e il modo in cui la “dinamica del corpo”, interviene era d’obbligo.
Il seminario si è rivelato di alta intensità di contenuti tecnici e ha fornito a maestri e istruttori presenti materiale e argomenti per riflettere, approfondire e migliorare la propria pratica di karate.

Nelle sue lezioni il Maestro Hiroshi Shirai ha mostrato come impostare correttamente la pedagogia dell’insegnamento del kumite.
Il programma proposto dal maestro Shirai è una sintesi e una riflessione tratto dall’esperienza di un grande maestro di karate.
Partendo dal combattimento fondamentale includendo tattica, strategia e principi, è stata presentata una metodologia per apprendere e approfondire il combattimento libero. Il maestro Hiroshi Shirai ha inoltre mostrato come passare dal kata all’autodifesa. E’ stato scelto lo studio del kata kanku-dai.
Dallo studio del kata, kata bunkai, omote o ura al kata bunkai kumite, si arrivano a sviluppare quei riflessi e reazioni immediate ed efficaci contro un attacco a sorpresa e ad aumentare enormemente d proprio bagaglio tecnico

Da un lato quindi dal Kihon al Kumite si è in grado di sviluppare sensibilità, tempo – distanza e strategia, dall’altro grazie al Kata Bunkai, Bunkai Kumite si sviluppa completezza tecnica e autodifesa. L’integrazione dei due aspetti da la maestria dell’arte del Karate.
Luciano Puricelli


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