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Intervista al Maestro T. Kase 1989
Intervista a Taiji Kase anno 1989 Testo autorizzato da - ín Fernández Rincón Copyright © 2000, Todos los derechos reservados.
Estratto dall’intervista realizzata da J.M Fraguas al Sensei Taiji Kase. Publicata in ottobre del 1989 nella rivista CINTURA NERA.
Testo in lingua originale: www.shotokanryukaseha.com © Copyright 2001

YOI, Zanshin. Il Maestro T.Kase. Foto di D.RizzoJ.M Fraguas: Potrebbe contarci i suoi inizi con il karate ?
Avevo cominciato con karate nel anno 1944. Il posto era il dojo SHOKOKAN. Dove insegnava il maestro Funakoshi.  Il dojo venne distrutto dai bombardamenti americani del 1945.
Questo è molto importante per me perché tanti maestri più giovani di me non hanno mai praticato in quel dojo.
È molto significativo per me e non me lo scorderò mai. Qualcuno che era con me in quel dojo fu Tsutomu Ohshima, adesso vive in california. Lo spirito di quel posto era speciale ed è bellissimo avere quel ricordo.

J.M Fraguas: Pensa che il maestro Funakoshi sarebbe d´accordo con la evoluzione che ha preso il karate?
Si, definitivamente. Bisogna capire la sua mentalità. Lui era di Okinawa e posteriormente era andato in Giappone. Li aveva visto come altri tipi di arti marziali prendevano presa e come il judo stava crescendo notevolmente. Allora cercò di sviluppare  una forma di karate che fosse riconoscibile come una delle arti del Budo giapponese. Lui non insegnava sport…era arte e cammino di vita, un Do.
Il suo consiglio giornaliero era “esercitarsi, esercitarsi”.
Praticamente, penso che Funakoshi sarebbe stato molto contento sapere che il karate, l´arte che lui ha sviluppato e aiutato a crescere, sia conosciuto e esercitato in tutto il mondo.

J.M Fraguas: Qual´è il suo punto di vista sulla inclusione del karate come sport olimpico?
Sono d´accordo, le dirò perchè: Lo sport è una parte del karate anche se piccola. Karate non è solo budo ma è anche un modo d’interrelazione tra persone.
Credo che sia positivo se si mantiene un’attitudine corretta nel combattimento, la postura appropriata lo zanshin appropriato, ecc.
Allora sarà molto produttivo. Un punto importante è di mantenere l´autentico sentimento dell’arte quando si fa sport.
Sport è solo per alcuni anni, mentre karate è per tutta la vita.
Karate è karate, box è box, ecc. Non bisogna modificare le tecniche per vincere o cercare il punto. La tecnica e lo spirito devono essere forti e decisive, e non carenti di spirito e concentrazione.
Karate non è saltare come un pazzo, ma mantenere la concentrazione fino alla tecnica. Il colpo. Quello spirito deve permanere.  Concepisco lo sport solo per alcuni anni, una volta finita quella fase, rimane ancora tempo per realmente intendere e vivere il sentimento del karate come arte.

J.M Fraguas: Lei è stato uno dei primi missionari inviati dalla JKA in tutto il mondo. All’inizio si creò un campo d’istruttori JKA, conosciuto per la durezza dei suo allenamenti. Lei insegna ancora in questi corsi. Sono ancora duri come quelli della sua epoca?
No! Non sono più così duri. Tengo anche corsi in Giappone e non sono più uguali nella durezza. Sono duri ma non sono come quelli della mia epoca. Lo spirito era incredibile.
Eravamo Kanazawa, Shirai, Enoeda, io, ecc. Da lì siamo andati a insegnare l´arte del karate in tutto il mondo. Tornando ai corsi di JKA oggi sono duri ma molto diversi…mi capisce?

J.M Fraguas:Sensei Kase. Cosa significò Masatoshi Nakayama per la JKA e il karate in generale?
Significò molto. Realizzò il sogno del maestro Funakoshi “…che il karate sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo”. Egli è riuscito a realizzare il sogno del maestro Funakoshi che così avrebbe voluto.
Funakoshi è stato un signore e non avrebbe potuto riuscire in questo sforzo su larga scala dal momento che alla sua morte, forse, dico forse, non vi è stata l’unione che avrebbe dovuto esserci.
Ci sono molti gradi e gli studenti più elevati che possono essere visualizzati sulla parte superiore. Finora non è stato scelto uno per la successione  del maestro, non credo che ciò sia ancora stato fatto.

J.M Fraguas: Crede lei che l’assegnazione di una sola persona in testa della JKA potrebbe causare dei problemi all’interno dell’organizzazione?
Forse, ma bisogna ci sia qualcuno, Nishiyama, Shoji, io…qualunque. Ma ci sono tanti problemi…tanti di noi vivono fuori del Giappone e abbiamo anche altri modi di pensare già che non viviamo più li da tanti anni.

J.M Fraguas: Sensei, si dice che lei pratichi un karate proprio, che nessuno può farlo. È vero? È possibile personalizzare il karate dopo tanti anni di pratica?
Direi di si, io faccio il “mio” karate. Questo dipende dal mio corpo, dalla mia mentalità, la mia forma di vedere il karate e la vita in sé. Tutti siamo diversi e dopo anni di pratica queste caratteristiche possono farsi vedere. Oyama cominciò praticando shotokan e successivamente introdusse certe cose che aveva visto e studiato, dando un’altro concetto di quello che lui aveva studiato. Questo non è qualcosa che si può fare da un giorno all’altro e per tutto il mondo. Bisogna stare attenti. Non voglio che le mie parole siano interpretate in modo sbagliato. Per esempio, Tagaki fa shotokai, in realtà, questo non marca la differenza perchè lo spirito è lo stesso, anche se la tecnica fisica varia leggermente, l’essenza permane stabile.
Quello è importante, come tutti siamo all’interno.

J.M Fraguas: Che consigli darebbe ai giovani praticanti che incominciano adesso con il karate?
Che pratichino tanto,  mantengano lo spirito corretto e non si lascino trascinare troppo dalla pratica.
Io sono molto anziano e continuo ancora adesso a dare lezioni e seminari per tutto il mondo.
Non si finisce mai di imparare, questo bisogna comprendere dal primo giorno, anche se sei all’ottavo dan.

Interviste ai Maestri
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