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A tu per tu.. con il Maestro T. Oishi
L'intervista al Maestro Oishi è stata realizzata da C. Pedrazzini e L. Strada.
Per leggere il testo originale visitate - Il sito di Sergio Roedner

Takeshi OishiNato a Nagasaki il 19/4/1941.
Incontriamo il M° Takeshi Oishi VI° Dan JKA uno tra i migliori atleti Giapponesi e attualmente uno tra i più validi Maestri Giapponesi: insegna Karate all'Università di Komazawa in qualità di Capo Istruttore.

Domanda: M° Oishi, vorremmo sapere quando ha iniziato a praticare !! Karate e quali sono state le sue motivazioni nell'intraprendere questa disciplina...
M° Oishi: Ho iniziato praticando Kendo all'istituto Secondario (Liceo) e ho proseguito con questa disciplina sino all'Università, prima di entrare all'Università incontrai il M° Shirai, il quale più volte tentò di invitarmi a praticare il Karate, ma io non ne volevo assolutamente sentir parlare. anzi allora dicevo che piuttosto di fare Karate, avrei preferito morire... Quando poi entrai Università di Komazawa vidi per la prima volta una Scuola di Karate e rimasi impressionato non tanto dalla bravura dei suoi allievi, i quali erano peraltro molto forti, ma bensì dall'aspetto umano di questa scuola. Infatti in essa regnavano una grande amicizia e un profondo rispetto sia verso gli allievi che verso i Maestri, e furono queste due componenti che mi spinsero ad iniziare la pratica di questa disciplina. Il M° Shirai, che insegnava in questa Università, quando mi vide fu molto felice di questa mia decisione, ma io nei primi tempi cercavo sempre di evitarlo, memore probabilmente delle mie parole di qualche anno prima.

Domanda: a grandi linee vorremmo sapere quale i stato Il suo curriculum agonismo.
M° Oishi: Ho partecipato a numerosi Campionati Giapponesi ed Interstile poi per 9 anni sono stato Campione mondiale a squadre; Tokyo 1970 campione mondiale a squadre; 3 volte consecutive campione nazionale J.K.A.

Domanda: Parlando di campionati del Mondo e precisamente dei Campionati di Los Angeles nel 1975, vorrebbe raccontarci il suo incontro di Finale con Tanaka, conclusosi per Hantei (giudizio arbitrale) e vinto da Tanaka all'Encho sen?
M° Oishi: Ero sul punto di lasciare le gare e quello avrebbe dovuto essere il mio ultimo Campionato del Mondo, quindi ero più che mai intenzionato a vincere. Durante i combattimenti precedenti ero sempre riuscito a mantenere la mia lucidità mentale, quando poi giunse il momento di incontrare Tanaka ero molto sicuro di me, avevo già incontrato e battuto Tanaka in altre occasioni, ma la differenza era che in questo combattimento io volevo assolutamente vincere, dovevo assolutamente ben figurare e questo mio stato emotivo ha contribuito a farmi perdere gran parte della mia concentrazione e lucidità.
Non avevo in mente che di vincere, non vedevo nient'altro intorno a me e non ero più in grado di dominare una situazione che alla fine si è ritorta su di me. E per questo che ho fatto questo combattimento "disastroso", aggiudicandomi il secondo posto. Sicuramente se io fossi rimasto calmo e lucido, senza questa ossessione di vincere, avrei fatto un combattimento di gran lunga migliore.

Domanda: Se ben ricordo durante quell'incontro il medico di gara aveva consigliato di interrompere l'incontro dopo un brutto colpo da Lei ricevuto...
M° Oishi: Si, ricordo questo episodio ma io ho voluto continuare perché volevo vincere... Terminato l'incontro ho ripensato a tutte le fasi del combattimento e nella mia mente vedevo sfilare tutte le occasioni che avevo perduto, gli errori che avevo commesso, le azioni che avrei potuto effettuare e che non avevo fatto proprio per questa mia mancanza di lucidità. Tuttavia anche se questo incontro per me era stato molto importante, una volta conclusa la mia retrospezione, non ci ho più ripensato. Questo procedimento l'ho sempre adottato per qualsiasi combattimento vinto o perso, dopo aver esaminato attentamente tutti gli eventuali errori e averne preso atto, diventava per me un capitolo definitivamente chiuso.

Domanda: M° Oishi, vista la sua lunga esperienza di atleta, sarebbe interessante conoscere quali erano i suoi metodi di allenamento sia fisico che psicologico.
M° Oishi: Il mio programma di allenamento era piuttosto semplice e tuttavia molto personale. In previsione di una gara cercavo di raggiungere il massimo potenziale fisico, poi di colpo, due settimane prima della gara, abbassavo volontariamente questo livello, perdevo volontariamente i combattimenti in palestra, questo non significava che io smettessi di allenarmi, anzi, il mio allenamento aumentava, la mia era soprattutto una preparazione psicologica, quando poi ero arrivato a un terzo del recupero della forma, quello per me era il momento di gareggiare.
Un'altra cosa secondo me molto importante è che ho sempre evitato di osservare gli incontri precedenti dei miei avversari, infatti osservandoli automaticamente avrei osservato i loro pregi e difetti creandomi così dei preconcetti nei loro confronti e affrontando il combattimento avrei pensato solo a quello che avevo notato di loro, perdendo così concentrazione. Prima che l'arbitro desse il via io dovevo pensare solo all'incontro, tutto il resto non doveva esistere, dovevo dimenticare tutto ciò che conoscevo del mio avversario e pensare solo a quell'incontro. In questo modo riuscivo a raggiungere un buon grado di concentrazione spesso arrivavo a vincere eseguendo tecniche di cui non mi ricordavo assolutamente terminato l'incontro. Solo dopo rivedendole in registrazione, potevo rendermene conto; questo secondo me è molto importante, in quanto pensare in precedenza di eseguire una determinata tecnica non farebbe altro che allentarne la velocità di esecuzione e la scelta di tempo.

Domanda: Quali consigli darebbe a dei giovani agonisti che si preparino ad affrontare un Campionato?
M° Oishi: Tutto secondo me è nell'allenamento, quindi non ci sono consigli da dare, solo quantità di allenamento, al fine di automatizzare le tecniche, così da non pensare, quando sarà il momento del combattimento.

Domanda: Come organizza l'allenamento all'Università di Komazawa?
M° Oishi: In Giappone tutto è basato principalmente sul Kihon e sul Kata. Una sessione normale consiste in due tre ore di allenamento quotidiano, poi in previsione di una gara le ore di allenamento giornaliero diventano quattro o cinque. Gli studenti universitari vivono nelle proprie abitazioni e si recano in Università per studiare e praticare le varie discipline sportive. Dopo quattro anni, terminata l'Università possono continuare a praticare Karate nei vari Club delle città oppure continuare presso l'Università stessa.

Domanda: Porterò ancora la Squadra Universitaria di Komazawa in Italia?
M° Oishi: Forse ritornerò in Italia con la Squadra Universitaria tra due anni.

Domanda: in Giappone esistono gare unificate tra tutti gli stili?
M° Oishi: Questo tipo di discorso è iniziato da poco ed in fase sperimentate il primo passo è stato un grosso Festival Sportivo.
La nostra intervista è praticamente terminata. Forse non è stata ampia come quella avuta con il M° Kase o con il M° Nakayama, ma il M° Oishi è stato soprattutto un grande agonista e a noi interessava questo aspetto del suo karate.

Domanda: M° Oishi per concludere vuole aggiungere qualcosa di suo a tutto quanto e stato sinora detto?
M° Oishi: Si, io vorrei sottolineare che chi è stato un grosso agonista, non deve mai dimenticare la che la cosa più importante è continuare l'allenamento, perché solo così potrà continuare ad accrescere la sua esperienza e solo attraverso questo metodo potrà poi trasmetterla agli altri.

Interviste ai Maestri
Giapponesi - Italiani - Taiji Kase - Hiroshi Shirai - English texts -


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