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Intervista al Maestro Hidetaka Nishiyama
- di Don Warrener – Los Angeles 1999
KARATE TRADIZIONALE E KARATE SPORTIVO

Quando è venuto per la prima volta negli Stati Uniti?
Penso che fosse il 1963. Il Comando aereo strategico degli Stati Uniti e il signor Mel Bruno hanno invitato un gruppo a venire negli Stati Uniti e a dimostrare per i militari, e io facevo parte di questo gruppo.

Chi altro c’era nel gruppo?
Il signor Mifuno era responsabile del Judo, il signor Tomiki era responsabile dell’Aikido e io ho dimostrato il karate. Tutto riguardava l’addestramento al combattimento.

Come hanno scoperto queste arti?
Beh, molti militari americani erano ancora in Giappone dopo la guerra e molti si allenavano nelle varie arti marziali.

Tra parentesi, sa quando si è tenuto il primo torneo di karate negli Stati Uniti?
Penso che fosse nel 1961.

Allievi americani in confronto ad allievi giapponese – in cosa sono differenti e chi sono i migliori?
Fisicamente non c’è differenza ma penso che sia molto difficile per gli americani o i non-giapponesi afferrare l’idea della cultura giapponese. L’idea del Mokuso o del rispetto non sono parte della cultura americana dalla nascita come in Giappone. Perciò non penso che gli americani possano mai capire totalmente questa parte del karate. Perfino io che sono in questo paese da più di 38 anni non capisco completamente la cultura americana. Imparo sempre qualcosa di nuovo.

E se si trasferissero in Giappone e ci vivessero e si immergessero completamente nella cultura giapponese?
Continuo a pensare che non sia possibile. Forse saranno capaci di dire Oss ma non capiranno la cultura giapponese, non credo. Questa è la mia sfida o la mia meta: insegnare ai non-giapponesi a comprendere la cultura giapponese.

Qualcuno dei suoi allievi è stato mai capace di capirla?
No, non ancora. Molti hanno fatto molto bene come Michael Sado, Yabi, Frank Smith e Ray Dalke, ma devono ancora imparare di più. Alcuni sono buoni da un certo punto di vista e altri da un altro.

Come è cambiato il karate nel corso degli anni?
Beh, quando sono arrivato per la prima volta in questo paese poche persone conoscevano il karate. Ora tutti conoscono il karate ed è nato anche un grande interesse per le gare.

INTERNATIONAL TRADITIONAL KARATE FEDERATION

La sua organizzazione, la International Traditional Karate Federation(ITKF), qual è il suo fine e le sue mete?
Lo scopo dell’ITKF è di preservare il karate tradizionale nel modo corretto. Uno dei pericoli per il karate è di diventare solo uno sport. Se la definizione di karate diventa karate di gara, questo non è quello che stiamo cercando di fare. Il karate è anzitutto un’arte marziale. La gara è solo uno dei modi in cui alleniamo il nostro karate tradizionale. Le nostre regole di gara sono prima di tutto basate sui concetti e principi del karate tradizionale. Se la gara diventa la definizione del karate, allora finiremo con un karate di qualità scadente e le tecniche diventeranno inefficaci. Questo non è il modo in cui preserviamo il karate come arte marziale.

Per quanto tempo pensa che un allievo si debba allenare prima di partecipare alle gare?
Penso almeno per tre o quattro anni in modo da avere dei fondamentali di buona qualità prima di partecipare a un torneo.

Pensa che le gare siano utili per gli allievi?
Sì, penso che siano utili, purché capiscano qual è lo scopo di quello che stanno facendo. Per esempio, lo scopo della kickboxing è solo quello di vincere, proprio come nel pugilato.

Allora qual è lo scopo della gara di karate tradizionale?
Lo scopo è di comprendere la biomeccanica, capire la potenza e la velocità delle tecniche di karate e capire la contrazione ed espansione.

E allora in che cosa sono diverse le regole della WKF (World Karate Federation) e dell’ITKF?
Nell’ITKF abbiamo degli standard esatti di quello che richiediamo per assegnare un punto, ma nella WKF non hanno gli stessi standard. A loro importa solo se un pugno va a segno in una certa area. Questo è quello che considerano un punto. Noi consideriamo molte cose, come la contrazione ed espansione.

Sensei, molte persone mi hanno detto in parecchie occasioni che lei sarebbe stato molto difficile da trattare, per dire poco, ma sinceramente non trovo che sia così. E’ un piacere intervistarla. Perché dicono queste cose di lei?
Non so perché. Forse è perché ho la missione di preservare il karate tradizionale e tutti i suoi valori e quando alcune persone vogliono che io mi pieghi, non lo faccio. Devo essere molto forte e opporsi con durezza a questi cambiamenti che vogliono. Devo preservare il karate come arte per la prossima generazione. Io dico a queste persone: “voi fate quello che volete e io continuerò a insegnare il karate come un’arte tradizionale”.

Tecnicamente, quando il karate ha sviluppato le posizioni più basse che vediamo oggi nello Shotokan?
Le posizioni basse si sono sviluppate nell’università Takushoku. Yoshitaka, il figlio del maestro Funakoshi, le ha introdotte, io credo. E’ andato via e si allenato in qualche luogo, ma nessuno sa dove e con chi, e quando è tornato ha adottato questi cambiamenti. Non sono riuscito a scoprire dov’è andato. Nessuno mi dà una risposta chiara a riguardo.

Tornando alla JKA, quando è uscito dalla JKA?
Non sono uscito dalla JKA. Anzi, la sostengo ancora oggi.

Ora che ci sono due diverse fazioni nella JKA, quale sostiene?
Sostengo entrambe. Data la mia posizione nell’ITKF sarebbe difficile per me sostenerne solo una. Devo essere neutrale.

Perché il maestro Nakayama non ha lasciato un successore quando è morto?
Non so perché. Penso forse perché è morto improvvisamente. Penso che questo sia stato un errore.

Pensa che torneranno mai insieme come una sola JKA?
Lo spero ma non lo credo perché, essendo artisti marziali, hanno un grande ego (Nota: entrambi abbiamo riso molto).

Continua



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