Sostegno ATTIVO
Quando e perché ha iniziato la pratica del karate?
Già alcuni secoli fa uno dei pionieri del karate, il M° Sokon Matsumura, aveva sottolineato l’importanza di “bun bun ryo do”, cioè equilibrare ed armonizzare l’allenamento fisico con lo studio della filosofia, coltivare cioè la propria persona, in eguale misura, attraverso la cultura e l’arte marziale.
L’arte marziale si fonda su alti valori etici, ed è il rispetto di questi valori, che permette di raggiungere un alto livello nella pratica.
In quale occasione ha conosciuto per la prima volta il Maestro Shirai?
Posso solo sottoporre con parole e concetti approssimativi il mio livello di comprensione attuale. Per quel che riguarda la trasmissione tradizionale, schematicamente, in una prima fase il maestro propone un modello da imitare, ripetere, e si assicura che l’allievo ripeta esattamente quanto proposto. Questo continua fino al raggiungimento di un livello soddisfacente. In una fase altra, entra in gioco un rapporto diverso. Prendendo appoggio sulle correzioni della forma il maestro, decisamente e in profondità leva i blocchi di energia presenti nell’allievo. Questo scambio di energie, non è unidirezionale, ha una ridondanza, avviene in misura più o meno grande sia nell’allievo che nel maestro. L’allievo comprende e riceve col cuore, il maestro trasmette e riceve col Cuore. Per essere efficace occorre naturalmente che le energie dei due siano sintonizzate. Trasmettere, cioè cambiare il flusso del Ki nella persona, senza operare imposizioni o trasferimento dei propri problemi o difetti personali, non è facile. L’allievo comunque si realizza grazie ai propri sforzi, da parte del maestro non avviene alcun ammaestramento. Questo in breve era il metodo degli antichi. (La formazione del Maestro G. Funakoshi non è stata forse quella di ripetere incessantemente tutta la notte, ogni notte lo stesso kata davanti allo sguardo e al giudizio silenzioso del M. Itozu? Anche su questo occorre riflettere!)
Maestro Puricelli, da diversi anni Lei riveste il ruolo di Socio Fondatore e Vice Presidente FIKTA, nonché quello di fondatore assieme a M. Shirai ed altri della ETKF, di Segretario Generale ETKF e Vice Presidente ITKF (cariche, quest’ultime, da cui si è recentemente dimesso nel gennaio 2011): può illustrarci, anche brevemente, che importanza ha per Lei l’aver ricoperto e ricoprire tuttora tali cariche? Penso che il karate mondiale sia in continua evoluzione e cambiamento, soprattutto politico-economico-organizzativo visto il numero mondiale di praticanti. Iniziative e sforzi che avevano senso negli anni ’90 oggi richiedono un ripensamento e un diverso orientamento. Bisogna avere la forza interiore di operare scelte culturali e politiche lungimiranti e corrette, e creare spazio e opportunità per le nuove generazioni. Anche questo fa parte della pratica. Per praticare la via, il Do, quello in cui si crede, con rigore, onestà e sincerità, bisogna operare efficacemente e con successo poi, senza pretendere nulla, senza attaccarsi e appropriarsi dei frutti del lavoro compiuto, una volta compiuta l’opera, in silenzio, ci si ritira.