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la Competenza del valutare 2 Marz97
La competenza del Valutare
A cura di Padoan Ivana Maria
Università di Venezia Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze
Parte 2
La Posizione del Valutatore

Il più importante aspetto di attenzione concerne l'assunzione di ruolo cioè la padronanza di una dimensione professionale, di quadri di riferimento cognitivi, metodologici, procedurali e relazionali. L'assunzione di ruolo necessita di diversi tipi di competenze che sintetizziamo in due sistemi: tecnologici e psicosociali.

Gli elementi tecnologici concernono la competenza della disciplina, la competenza culturale, la competenza organizzativa, la competenza procedurale. I dati tecnologici non richiamano solo la pura tecnica, ma le possibilità di interpretazione della tecnica, cioè l' al di là dell'ortopedia tecnica (l'aspetto quantitativo- meccanicistico), la potenzialità dell'interpretazione (l'aspetto qualitativo). Ad esempio c'è una differenza fra la posizione dell' hikite , avambraccio aderente al corpo, teso all'indietro, nel posto giusto e la caratteristica di forza o di esplosività del gesto. Quali criteri sono discriminanti, quali permettono di capire le differenze, che cosa si valuta, con quale valore? Attenzione alle valutazioni che privilegiano la topologia (la giusta posizione), rispetto alla relazione euclidea ( la relazioni fra le parti), o alla dimensione prospettica (la potenzialità in agguato). Esse non sono di pari livello ma di registro diverso.

Il Maestro Kase, in un'esercitazione, una volta definè le prestazioni di un "campione" una "troppo bella statuina ", ma incapace di dare quel certo tipo di messaggio criteriale che potesse determinare il significato sul quale gli allievi / ascoltatori / valutatori si stavano esercitando.

Un errore che capita nella maggior parte delle azioni di valutazione è l'uso di criteri standard di giudizio. Ad esempio il Kihon. La valutazione se un allievo conosce il kihon o no, lo sanno anche i suoi compagni, ma se quel soggetto, lo sa fare bene o no, solo un valutatore esperto lo sa dire.

Quello che un valutatore sa e i dilettanti o la gente comune non sanno è:
1) basarsi su criteri qualitativi e non solo quantitativi (la declinazione delle tecniche in una configurazione),
2) l'interpretazione personale delle tecniche (l'espressività, l'estetica della disciplina, 
3) l'uso di criteri etici (l'interpretazione dell'allievo tenendo presente i vincoli, fisici, emotivi, mentali).

Personalmente ho molto apprezzato quando nella storia del Karate-Do sono arrivati a cinture di valore e a ruoli di insegnamento anche chi presentava vincoli fisici, questo ha dimostrato sicuramente che c'è stata un'interpretazione qualitativa e non solo quantitativa della performance.

La presenza di criteri valutativi globali e predittivi nel karate presenta una prospettiva di giudizio soggettiva. Ma per quanto soggettiva sia la valutazione, essa non può prescindere dalla competenza e dai dati. Ad esempio non molto tempo fa ho partecipato ad una commissione regionale, con il ruolo di esperto. Il compito era quello di valutare progetti innovativi sperimentali in vista di un finanziamento e di un'istituzionalizzazione. Il lavoro più duro, anche nei confronti dei miei stessi colleghi è stato quello di far capire loro l'importanza di produrre a priori i parametri di valutazione con i quali operare delle scelte. Durante la taratura e la comparazione dei progetti, un collega medico, sottolineava come dopo un'attenta analisi dei dati io soppesassi ben bene ogni progetto come quei vecchi medici di un tempo, che dopo averti visitato ti guardavano negli occhi e ti dicevano cosa avevi e cosa avresti dovuto fare. Infatti la valutazione finale non può essere solo docimologica, cioè quantitativa, ma il risultato di una ricca esperienza e di un'interpretazione e questo è possibile farlo solo se si fa sintesi qualitativa di tutti i dati.

I criteri di valutazione quantitativi e qualitativi vanno dunque documentati e devono essere la base di valutazione. Oltre vi è la responsabilità personale. 

Per ciò che concerne le competenze psico-sociali si richiedono invece sottili competenze, difficili da assumere, dalla persona comune, se non attraverso una formazione: la qualità e la tipologia dell'atteggiamento, del comportamento, della gestione delle dinamiche nei diversi contesti di azione, dal controllo dei registri emozionali a quelli cognitivi e sociali. Per chi valuta è necessario la consapevolezza di essere nel ruolo non solo come persona ma come soggetto pubblico, sociale istituzionale, pubblico o privato che sia. Ad esempio caratteristica di un ruolo sociale è la flessibilità, mentre personalmente un soggetto può anche essere una persona rigida. Un ruolo sociale non può essere rigido perchè diverse sono le determinazioni e le attribuzione da parte del contesto. Vi è inoltre la dimensione psicologica della valutazione che determina la tipologia di rapporto relazionale che si instaura tra valutatore e valutato. Dal punto di vista cognitivo, il valutatore fa capire che apre la sua comprensione, mentre l'allievo accetta di sottoporsi al suo giudizio. Tutto questo tuttavia è attraversato da elementi inferenziali personali altamente emotivi e pulsionali che concernono il giudizio e la rappresentazione che ogni soggetto ha di sè. Conoscere e possedere questo livello sottile richiede conoscenza e formazione. 

La difficoltà più forte nel valutare è quando ci si trova davanti ai propri allievi. Molto spesso si verifica il rischio di "insider" . In questo caso non conta la dimensione tecnologica, ma conta il grado di decentramento emotivo che si è maturato, nella propria esperienza professionale e personale.
(Continua)


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