La Posizione
del Valutatore
Il più importante aspetto di attenzione concerne
l'assunzione
di ruolo cioè la padronanza di una dimensione professionale, di
quadri di riferimento cognitivi, metodologici, procedurali e relazionali.
L'assunzione di ruolo necessita di diversi tipi di competenze che
sintetizziamo in due sistemi:
tecnologici e psicosociali.
Gli elementi
tecnologici concernono la competenza della
disciplina, la competenza culturale, la competenza organizzativa,
la competenza procedurale. I dati tecnologici non richiamano solo
la pura tecnica, ma le possibilità di interpretazione della tecnica,
cioè l' al di là
dell'ortopedia tecnica (l'aspetto quantitativo-
meccanicistico), la potenzialità dell'interpretazione (l'aspetto
qualitativo). Ad esempio c'è una differenza fra la posizione dell'
hikite , avambraccio aderente al corpo, teso all'indietro,
nel posto giusto e la caratteristica di forza o di esplosività del
gesto. Quali criteri sono discriminanti, quali permettono di capire
le differenze, che cosa si valuta, con quale valore? Attenzione
alle valutazioni che privilegiano la topologia (la giusta posizione),
rispetto alla relazione euclidea ( la relazioni fra le parti), o
alla dimensione prospettica (la potenzialità in agguato). Esse non
sono di pari livello ma di registro diverso.
Il Maestro Kase, in un'esercitazione, una volta definè le prestazioni
di un "campione" una "troppo bella statuina ",
ma incapace di dare quel certo tipo di messaggio criteriale che
potesse determinare il significato sul quale gli allievi / ascoltatori
/ valutatori si stavano esercitando.
Un errore che capita nella maggior parte delle azioni di valutazione
è l'uso di criteri standard di giudizio. Ad esempio il Kihon. La
valutazione se un allievo conosce il kihon o no, lo sanno anche
i suoi compagni, ma se quel soggetto, lo sa fare bene o no, solo
un valutatore esperto lo sa dire.
Quello che un valutatore sa e i dilettanti o la gente comune non
sanno è:
1) basarsi su criteri qualitativi
e non solo quantitativi (la declinazione delle tecniche in una configurazione),
2) l'interpretazione personale
delle tecniche (l'espressività, l'estetica della disciplina,
3) l'uso di criteri etici (l'interpretazione
dell'allievo tenendo presente i vincoli, fisici, emotivi, mentali).
Personalmente ho molto apprezzato quando nella storia del Karate-Do
sono arrivati a cinture di valore e a ruoli di insegnamento anche
chi presentava vincoli fisici, questo ha dimostrato sicuramente
che c'è stata un'interpretazione qualitativa e non solo quantitativa
della performance.
La presenza di criteri valutativi globali e predittivi nel karate
presenta una prospettiva di giudizio soggettiva. Ma per quanto soggettiva
sia la valutazione, essa non può prescindere dalla competenza e
dai dati. Ad esempio non molto tempo fa ho partecipato ad una commissione
regionale, con il ruolo di esperto. Il compito era quello di valutare
progetti innovativi sperimentali in vista di un finanziamento e
di un'istituzionalizzazione. Il lavoro più duro, anche nei confronti
dei miei stessi colleghi è stato quello di far capire loro l'importanza
di produrre a priori i parametri di valutazione con i quali operare
delle scelte. Durante la taratura e la comparazione dei progetti,
un collega medico, sottolineava come dopo un'attenta analisi dei
dati io soppesassi ben bene ogni progetto come quei vecchi medici
di un tempo, che dopo averti visitato ti guardavano negli occhi
e ti dicevano cosa avevi e cosa avresti dovuto fare. Infatti la
valutazione finale non può essere solo docimologica, cioè quantitativa,
ma il risultato di una ricca esperienza e di un'interpretazione
e questo è possibile farlo solo se si fa sintesi qualitativa di
tutti i dati.
I criteri di valutazione quantitativi e qualitativi vanno dunque
documentati e devono essere la base di valutazione. Oltre vi è la
responsabilità personale.
Per ciò che concerne le competenze
psico-sociali si richiedono
invece sottili competenze, difficili da assumere, dalla persona
comune, se non attraverso una formazione: la qualità e la tipologia
dell'atteggiamento, del comportamento, della gestione delle dinamiche
nei diversi contesti di azione, dal controllo dei registri emozionali
a quelli cognitivi e sociali. Per chi valuta è necessario la consapevolezza
di essere nel ruolo non solo come persona ma come soggetto pubblico,
sociale istituzionale, pubblico o privato che sia. Ad esempio caratteristica
di un ruolo sociale è la flessibilità, mentre personalmente un soggetto
può anche essere una persona rigida. Un ruolo sociale non può essere
rigido perchè diverse sono le determinazioni e le attribuzione da
parte del contesto. Vi è inoltre la dimensione psicologica della
valutazione che determina la tipologia di rapporto relazionale che
si instaura tra valutatore e valutato. Dal punto di vista cognitivo,
il valutatore fa capire che apre la sua comprensione, mentre l'allievo
accetta di sottoporsi al suo giudizio. Tutto questo tuttavia è attraversato
da elementi inferenziali personali altamente emotivi e pulsionali
che concernono il giudizio e la rappresentazione che ogni soggetto
ha di sè. Conoscere e possedere questo livello sottile richiede
conoscenza e formazione.
La difficoltà più forte nel valutare è quando ci si trova davanti
ai propri allievi. Molto spesso si verifica il rischio di "insider"
. In questo caso non conta la dimensione tecnologica, ma conta il
grado di decentramento emotivo che si è maturato, nella propria
esperienza professionale e personale.