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La Competenza del Valutare 1 febb97
La competenza del Valutare
A cura di Padoan Ivana Maria
Università di Venezia Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze

Parte 1
La vita quotidiana chiede ad ognuno di noi di produrre giudizi. Quando noi operiamo, scegliamo o rifiutiamo qualcuno o qualcosa, noi diamo un giudizio, facciamo una valutazione.
Valutare è una vera e propria operazione di attribuzione di valore a fatti, eventi, oggetti, persone in relazione agli scopi, che colui che valuta, intende perseguire.

La valutazione presuppone la disponibilità di un sistema di discriminazione della qualità e della quantità degli "oggetti" da valutare, un sistema capace di consentire una "classificazione" e un'interpretazione che vada oltre le loro caratteristiche intrinseche. Infatti un evento ritenuto positivo in rapporto a certi scopi o in determinati contesti, può infatti rivelarsi negativo in relazione ad altri scopi ed altri contesti. Il giudizio può essere formulato solo in base al sistema di discriminazione elaborato o prescelto. Non possederne uno dimostra un basso livello di padronanza del valutatore e scarsa capacità di modifica dell'ambiente, in quanto risulterà difficile scegliere e promuovere gli eventi che ne derivano.

Nell'ambito dell'apprendimento del Karate, la valutazione è una attribuzione di valore alle performance del soggetto in esame, cioè alla modalità, con la quale l'allievo interpreta il modello, la configurazione, il dialogo, l'etica, le tecniche, che stanno alla base della disciplina. Quindi non è la "tecnica" in sè che viene valutata ma il livello d'interpretazione della tecnica. Altra cosa è valutare la tecnica ovvero la pratica del Karate nella sua struttura originale di modello. In questo senso si opera un"analisi scientifica e storico-umanistica della disciplina stessa, e questo va oltre alla pratica di insegnamento/apprendimento. La tecnica di per sè, è una configurazione virtuale, ma essa prende vita e dunque possibilità di valutazione dall'interpretazione che ne danno le persone che la eseguono. Anche la persona che valuta è soggetta all'interpretazione della tecnica, in quanto soggetto che la conosce e la pratica.

Valutare è dunque l'interpretazione di un'interpretazione del sistema che è all'origine del rapporto tra valutatore e valutato.
Nel valutare secondo Nisbett e Ross, 1989 (1980), è necessario che la mente del valutatore, si riorganizzi attorno a tutte le funzioni legate all'elaborazione dell'informazione: le funzioni percettive, cognitive e relazionali (nostro corsivo). La psicologia dinamica sostiene inoltre come nel valutare siano compresenti disposizioni motivazionali ed emotive.

Cosa significa questo se non che l'atto del valutare, necessita di un contesto mentale - relazionale nel quale chi valuta, non solo osservi, ma sia motivato e competente nell' osservare, non solo conosca, ma sia motivato e competente nel conoscere, che padroneggi il campo situazionale dell'allievo, che sia sufficientemente motivato all'esercizio della valutazione, che si ponga in termini di responsabilità individuale e istituzionale, che sia coinvolto emozionalmente con l'altro, cioè abbia quell'interesse che Rogers chiama empatia, cioè volere il bene dell'altro

Valutare è dunque una relazione cioè una situazione sociale.
Nell'esercizio degli esami è una situazione organizzativa e istituzionale con il carico di responsabilità pubbliche: etiche, culturali, disciplinari, cliniche, educative... che ne derivano. Per valutare diventa quindi necessario possedere i requisiti per farlo.

Principali requisiti:

IL PROCESSO DI DECENTRAMENTO

Tra i principali requisiti del processo di valutazione va sottolineato il processo di decentramento. Decentrarsi significa fare una separazione da sé per situarsi sull'altro e sulla situazione. Questo diventa possibile solo se colui che valuta riesce a tenere sotto controllo le proprie strutture egoiche. L'altro, l'allievo, ha i propri schemi personali e il valutatore deve cercare di conoscerli e comprenderli. E' sugli schemi dell'altro che il valutatore stabilisce l'identità o la differenziazione con il modello virtuale del karate. Il maestro di karate come il praticante, ha un proprio modello di karate, ma in più conosce il modello virtuale, il modello a cui arrivare, ed è su queste progressive identità e differenziazioni che elabora la mappa dei criteri di valutazione. Se non dovesse succedere questo, se il valutatore resta ancorato ai propri schemi egoici, egli valuta l'altro come se stesso, non trovandovi riscontro, la valutazione diventa necessariamente contro l'allievo. Solo nel caso della totale identificazione, la valutazione può essere a favore (sempre che non scatti il meccanismo della competizione); siamo però in una proiezione narcisistica e dunque in un processo non professionale.
CLIMA E IGIENE DELLA VALUTAZIONE

La valutazione è un processo sociale e in quanto tale, il valutatore va reso pubblico, confrontabile, convenzionale (mediato).

La valutazione necessita quindi di un contesto ad hoc. Il contesto e la procedura della valutazione devono essere preparati in termini di ambientazione "climatica" e "organizzativa". Se l'ambiente di valutazione non si presenta con un clima di qualità fatto di attenzione, ascolto, serenità, e al contrario, si presenta grossolano, frettoloso, disattento, le valutazione assomigliano piuttosto a giudizi comuni, parziali, generalizzanti: omogenei sul basso o sull'alto, a volte emozionali o tecnicistici, in qualche caso ipocriti, perché spogliati dalla personalità del soggetto - valutato e posizionati sulla personalità del singolo valutatore o sulla dimensione di clan del gruppo.

Se l'ambiente di valutazione non contempla norme, regolamenti e documentazioni informative, che lo inseriscano nel sistema organizzativo sociale, si rischia di cadere nella cultura di coppia, come dice Enzo Spaltro, o in una dimensione familistica, dove i ruoli sono le rappresentazioni di madre, padre, figli buoni e cattivi, primi e ultimi. In questa ottica meglio non certificare istituzionalmente e socialmente ma in termini di comunità, e procedere piuttosto per sistemi rituali come nelle società primitive, dove in gioco non vi è la competenza, la giustizia, la verità relativa, ma la verità del clan ovvero del capo.

In questo ambito rientrano anche le valutazioni"catalogo", quelle fatte in serie, alle feste, alle manifestazioni, alle premiazioni. Positivo è quando diventano luogo di festa collettiva e di riconoscimento reciproco fra tutti i partecipanti. Queste situazioni non sono "luoghi" valutativi quanto piuttosto "luoghi" formativi.

Una corretta valutazione invece è rappresentata da uno spazio e da un tempo proprio (situazionale), in cui ci sia la possibilità contemporaneamente di uno spazio e di un tempo di interpretazione da parte del valutatore e di autovalutazione e feed back da parte dell'allievo.
( Continua)

Tabella Ivana


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