La vita quotidiana chiede ad ognuno di noi di produrre giudizi.
Quando noi operiamo, scegliamo o rifiutiamo qualcuno o qualcosa,
noi diamo un giudizio, facciamo una valutazione.
Valutare è una vera e propria operazione di attribuzione
di valore a fatti, eventi, oggetti, persone in relazione agli scopi,
che colui che valuta, intende perseguire.
La valutazione presuppone la disponibilità di un sistema
di discriminazione della qualità e della quantità
degli "oggetti" da valutare, un sistema capace di consentire
una "classificazione" e un'interpretazione che vada oltre
le loro caratteristiche intrinseche. Infatti un evento ritenuto
positivo in rapporto a certi scopi o in determinati contesti, può
infatti rivelarsi negativo in relazione ad altri scopi ed altri
contesti.
Il giudizio può essere formulato solo in base
al sistema di discriminazione elaborato o prescelto. Non possederne
uno dimostra un basso livello di padronanza del valutatore e scarsa
capacità di modifica dell'ambiente, in quanto risulterà
difficile scegliere e promuovere gli eventi che ne derivano.
Nell'ambito dell'apprendimento del Karate,
la valutazione è
una attribuzione di valore alle performance del soggetto in
esame, cioè alla modalità, con la quale l'allievo
interpreta il modello, la configurazione, il dialogo, l'etica, le
tecniche, che stanno alla base della disciplina. Quindi non è
la "tecnica" in sè che viene valutata ma il livello
d'interpretazione della tecnica. Altra cosa è valutare la
tecnica ovvero la pratica del Karate nella sua struttura originale
di modello. In questo senso si opera un"analisi scientifica
e storico-umanistica della disciplina stessa, e questo va oltre
alla pratica di insegnamento/apprendimento. La tecnica di per sè,
è una configurazione virtuale, ma essa prende vita
e dunque possibilità di valutazione dall'interpretazione
che ne danno le persone che la eseguono. Anche la persona che valuta
è soggetta all'interpretazione della tecnica, in quanto soggetto
che la conosce e la pratica.
Valutare è dunque l'interpretazione di un'interpretazione
del sistema che è all'origine del rapporto tra valutatore
e valutato.
Nel valutare secondo
Nisbett e Ross,
1989 (1980), è necessario che la mente del valutatore,
si riorganizzi attorno a tutte le funzioni legate all'elaborazione
dell'informazione: le funzioni percettive, cognitive e relazionali
(nostro corsivo). La psicologia dinamica sostiene inoltre come nel
valutare siano compresenti disposizioni motivazionali ed emotive.
Cosa significa questo se non che l'atto del valutare, necessita
di un contesto mentale - relazionale nel quale chi valuta, non solo
osservi, ma sia motivato e competente nell' osservare, non solo
conosca, ma sia motivato e competente nel conoscere, che padroneggi
il campo situazionale dell'allievo, che sia sufficientemente motivato
all'esercizio della valutazione, che si ponga in termini di responsabilità
individuale e istituzionale, che sia coinvolto emozionalmente con
l'altro, cioè abbia quell'interesse che
Rogers
chiama empatia, cioè volere il bene dell'altro
Valutare è dunque una relazione cioè una situazione
sociale.
Nell'esercizio degli esami è una situazione organizzativa
e istituzionale con il carico di responsabilità pubbliche:
etiche, culturali, disciplinari, cliniche, educative... che ne derivano.
Per valutare diventa quindi necessario possedere i requisiti per
farlo.
Principali requisiti:
IL PROCESSO DI DECENTRAMENTO
Tra i principali requisiti del processo di valutazione va sottolineato
il processo di decentramento. Decentrarsi significa fare una separazione
da sé per situarsi sull'altro e sulla situazione. Questo
diventa possibile solo se colui che valuta riesce a tenere sotto
controllo le proprie strutture egoiche. L'altro, l'allievo, ha i
propri schemi personali e il valutatore deve cercare di conoscerli
e comprenderli. E' sugli schemi dell'altro che il valutatore stabilisce
l'identità o la differenziazione con il modello virtuale
del karate. Il maestro di karate come il praticante, ha un proprio
modello di karate, ma in più conosce il modello virtuale,
il modello a cui arrivare, ed è su queste progressive identità
e differenziazioni che elabora la mappa dei criteri di valutazione.
Se non dovesse succedere questo, se il valutatore resta ancorato
ai propri schemi egoici, egli valuta l'altro come se stesso, non
trovandovi riscontro, la valutazione diventa necessariamente contro
l'allievo. Solo nel caso della totale identificazione, la valutazione
può essere a favore (sempre che non scatti il meccanismo
della competizione); siamo però in una proiezione narcisistica
e dunque in un processo non professionale.
CLIMA E IGIENE DELLA VALUTAZIONE
La valutazione è un processo sociale e in quanto tale,
il valutatore va reso pubblico, confrontabile, convenzionale (mediato).
La valutazione necessita quindi di un contesto ad hoc. Il contesto
e la procedura della valutazione devono essere preparati in termini
di ambientazione "
climatica" e "
organizzativa".
Se l'ambiente di valutazione non si presenta con un clima di qualità
fatto di attenzione, ascolto, serenità, e al contrario, si
presenta grossolano, frettoloso, disattento, le valutazione assomigliano
piuttosto a giudizi comuni, parziali, generalizzanti: omogenei sul
basso o sull'alto, a volte emozionali o tecnicistici, in qualche
caso ipocriti, perché spogliati dalla personalità
del soggetto - valutato e posizionati sulla personalità del
singolo valutatore o sulla dimensione di clan del gruppo.
Se l'ambiente di valutazione non contempla norme, regolamenti e
documentazioni informative, che lo inseriscano nel sistema organizzativo
sociale, si rischia di cadere nella cultura di coppia, come dice
Enzo Spaltro, o in una dimensione familistica, dove i ruoli
sono le rappresentazioni di madre, padre, figli buoni e cattivi,
primi e ultimi. In questa ottica meglio non certificare istituzionalmente
e socialmente ma in termini di comunità, e procedere piuttosto
per sistemi rituali come nelle società primitive, dove in
gioco non vi è la competenza, la giustizia, la verità
relativa, ma la verità del clan ovvero del capo.
In questo ambito rientrano anche le valutazioni"catalogo",
quelle fatte in serie, alle feste, alle manifestazioni, alle premiazioni.
Positivo è quando diventano luogo di festa collettiva e di
riconoscimento reciproco fra tutti i partecipanti. Queste situazioni
non sono "luoghi" valutativi quanto piuttosto "luoghi"
formativi.
Una corretta valutazione invece è rappresentata da uno spazio
e da un tempo proprio (situazionale), in cui ci sia la possibilità
contemporaneamente di uno spazio e di un tempo di interpretazione
da parte del valutatore e di autovalutazione e feed back da parte
dell'allievo.