Premessa
Parlare di formazione nella
Vostra
organizzazione significa entrare nel corpo vivo della Vostra
esistenza. Per questo avrei la necessità che la questione venisse
discussa e analizzata in profondità.
Questo perchè la Vostra organizzazione esiste in quanto
organizzazione formativa.
Essa rientra nelle organizzazioni del 3° settore ovvero nei
sistemi di organizzazione di servizi. Questo tipo di organizzazioni
ha come obiettivo fondamentale un servizio culturale o sociale
o altro..., in questo specifico caso il servizio concerne principalmente
nell'
insegnamento di una disciplina e nella
formazione
dei suoi formatori.
Le prime domande da porsi sono dunque
se voi partecipanti siete pienamente coscienti di ciò.
Quali sono le vostre rappresentazioni rispetto a ciò.
Qual' è il vostro livello di analisi, di ricerca e di prognosi
del servizio di insegnamento e di formazione.
I due aspetti cardine della Vostra organizzazione sono dunque
l'insegnamento della disciplina e la formazione dei formatori.
Io sono qui per occuparmi del secondo aspetto. Del primo se ne
occupano i Vostri responsabili culturali, tecnici e organizzativi.
Tuttavia ricordatevi che la formazione dei formatori è sempre
rivelatrice, oltre del proprio specifico settore di indagine,
della qualità di conoscenze, di competenze e di padronanze raggiunte,
non solo in termini di contenuti teorici, ma anche in termini
comunicativo - sociali, organizzativi e tecnico-metodologici della
disciplina stessa. Ciò che la formazione rivela è il grado di
qualità dell'
apprendimento e della professionalità della
disciplina in oggetto. In questo senso la formazione può dare
dei contributi sostanziali alla
teoria e alla pratica della
disciplina stessa.
Alcuni fra i contributi che la formazione potrebbe rivelare
sono:
II valore di correlazione fra
la teoria e la prassi,
II modello di ricerca culturale e professionale,
II modello di insegnamento,
II grado di innovazione,
L'epistemologia culturale che sta alla base del modello culturale
e della sua organizzazione.
Per tornare a noi il problema sta dunque attorno alla conoscenza
e all'utilità della formazione dei formatori all'interno di una
organizzazione come la Vostra.
II problema è complesso e nello stesso semplice perchè dipende
fondamentalmente da due fattori: dalla
cultura
e di conseguenza
dall'organizzazione
del Vostro contesto.
Voi lo sapete meglio di me che l'organizzazione dipende dal livello
di cultura dell'organizzazione, e di conseguenza dalla capacità
di rispondere ai bisogni professionali dei soggetti all'interno
di un contesto sociale. La cultura inoltre non dipende solo dalle
conoscenze o dalle azioni, ma dal
Saper formare. All'interno
della concezione del saper formare "noi ritroviamo principi di
conoscenza, di identità relazionale e di strategie operative.
La formazione infatti ha come obiettivo la costruzione dell'autonomia
culturale dei soggetti all'interno di quel contesto dato.
Questo è l'obiettivo rivolto alle persone. Ma la formazione opera
dentro e per l'organizzazione. Essa ha un secondo obiettivo ed
è quello di
dotare l'organizzazione stessa di strategie e
strumenti migliori di inserimento nella società allargata.
Nel corso dei tempi non è sempre stato cosè, la formazione era
portatrice di altri significati dipendenti dai precedenti modelli
culturali. Il cambiamento epistemologico del significato di formazione
è la risposta ai cambiamenti scientifici, politici, sociali ed
Cerchiamo di capire cosa significa formazione e come ci si forma.
Il significato di formazione
L'importanza data dalla Comunità Europea ancora nel lontano '95,
alla
società della conoscenza e ai processi di apprendimento,
in funzione dello sviluppo sociale e personale si è tradotta in
una generale sensibilità verso il miglioramento continuo dei processi
formativi che nel nostro paese si presentavano con una concezione
piuttosto riduttiva.
Nella società attuale la concezione formativa sta prendendo
il posto occupato fino ad ora dalle diverse concezioni di addestramento
professionale, di educazione e di insegnamento. Queste ultime
si presentano infatti insufficienti singolarmente, a formare il
soggetto in questa nostra società globale e complessa.
Un intervento che risponda alle singole logiche, non è formativo
perchè non risponde nè alle esigenze della globalità della persona,
nè alla complessità dei contesti storico - culturali, sociali
ed economici.
La situazione del soggetto nella società attuale richiede una
qualità superiore dei processi di formazione in quanto il posto
occupato dal soggetto nella società attuale richiede la
padronanza
della propria azione. La padronanza dell'azione dipende dal
dominio cognitivo del contesto interno ed esterno al soggetto.
Il dominio cognitivo richiede un
sapere complesso e flessibile
capace di adattarsi ad una pluralità di modelli e di tecniche.
Infatti la velocità, la frantumazione e la complessità della
vita e della società attuale richiedono soprattutto un
modificarsi
continuo del proprio punto di vista, consentendo cosè la capacità
di padroneggiare le situazioni: quelle dalle quali si proviene,
quelle sulle quali si ha qualche influenza o si viene influenzati,
quelle possibili del futuro. La formazione ha quindi il compito
di dotare la persona di strumenti cognitivi e prassici adeguati
nel suo percorso di padronanza dei processi di evoluzione e cambiamento
della società e dei suoi epigoni.
Un modello formativo
Secondo Fabre (1999), le
condizioni per un
modello formativo efficace nella realtà
attuale, devono rispondere alla relazione fra tre logiche:
la logica sociale, formare per
che cosa..., la logica dell'inserimento nei contesti socio-professionali
e culturali,.
la
logica didattica, formare a..., la logica dei contenuti e
dei metodi,
la logica psicologica, formare chi... la logica identitaria
e professionale dell'evoluzione del formando.
Le caratteristiche di processo di
tale modello presentano quattro tratti:
Una logica di cambiamento qualitativo
della persona (strutturazione e ristrutturazione delle conoscenze
e delle pratiche e non accumulazione), inducendo cambiamenti di
comportamenti, di rappresentazioni, di attitudini;
Una centratura sul soggetto in formazione e sulla situazione,
ad esempio i programmi, i corsi, gli obiettivi e le attività vanno
aggiustate sempre ai bisogni e alle domande, agli stili cognitivi,
allo stato dei saperi e delle rappresentazioni delle perone in
formazione;
Nel percorso formativo non sono le informazione che fanno
sistema ma i problemi e le problematiche. Il sapere è un sistema
e non una serie di informazioni e il sistema è sempre riferito
ai problemi che gli danno senso.
In formazione va analizzato il rapporto tra la teoria, la
tecnica e la professionalità. In formazione non è sufficiente
nè possedere la teoria, nè possedere la tecnica, nè possedere
la pratica. Il sapere della teoria è un sapere astratto se non
è localizzato storicamente e contestualmente. Il sapere della
tecnica non è reale ma un simbolo, un manufatto, esso ha la necessità
di essere contestualizzato. Il sapere della pratica è un sapere
locale non generalizzabile ma solo confrontabile. La formazione
non segue la logica della tecnica o della conoscenza applicata.
Essa si pone come sistema regolatore del sapere e della pratica
nella sua progettualità e organizzazione, giustificato dai riferimenti
di analisi concettuale o dai dispositivi della pratica stessa.
La formazione forma
soggetti esperti. L' expertise si
definisce come un intervento d'integrazione/superamento del sapere
stretto, tecniche o esperienza, conoscenze o informazioni. Il
sapere formativo non sta nel docente, ma
nel soggetto che apprende.
La tradizionale concezione della conoscenza veicolata dalla trasmissione
da parte di uno che sa nei confronti di uno che non sa, deve lasciare
il posto al processo di
ricerca del sapere esperto da parte
del soggetto stesso. Il sapere non viene dato ma è una ricerca.
La formazione diventa cosè lo
spazio di ricerca non del
sapere, ma
della relazione significativa dei soggetti al sapere.
Qual'è la differenza. Noi non abbiamo accesso diretto al sapere,
ma alla sua rappresentazione. La rappresentazione è un sapere
personalizzato. In ogni processo di insegnamento apprendimento
noi siamo di fronte al sapere dell'altro. Come fare? Per imparare
è necessario stabilire una relazione significativa con le informazioni
che ci vengono^ date. Compito della formazione è
organizzare
la mediazione cognitiva fra le conoscenze e' le informazioni
che vengono fornite dagli esperti, e il sapere dei soggetti. Mediazione
sè, perchè il sapere dei soggetti spesso fa fronte al sapere nuovo.
La maggior parte dei fallimenti rispetto all'apprendimento dipende
dalla difficoltà dei soggetti di cambiare punto di vista. La mente
è uno strumento conservativo ma nello stesso tempo plastico più
del corpo stesso.
Ogni nuovo apprendimento è un cambiamento
ovvero un cambio di punto di vista. La difficoltà di apprendere
dipende da diversi vincoli: fisici, cognitivi ed emozionali.
In conclusione il ruolo del formatore o dell'insegnante è di
mediare le conoscenze per far si che il sapere venga
ri - costruito
dall'allievo stesso.
La formazione non risponde più dunque alla logica riproduttiva
dei saperi: all'addestramento, all'istruzione o all'educazione,
ma alla dimensione
autocostruttiva del sapere. Nella formazione
la responsabilità è suddivisa tra il maestro, l'allievo e l'organizzazione.
In sintesi un processo è formativo quando ha la capacità di
far emergere nel formando:
La logica delle sue motivazioni
La capacità di autoanalisi delle sue competenze
La capacità di co - progettare la personale formazione
La ricerca-costruzione di competenze disciplinari,relazionali
e organizzative.
Dal punto di vista dell'organizzazione, la qualità formativa
sta:
Nella definizione degli obiettivi
formativi,
Nell'analisi dei bisogni formativi dei propri aderenti,
Nella progettazione formativa,
Nella pianificazione dell'azione formativa,
Nella correlazione tra il piano formativo e il sistema della
politica generale della sua esistenza,
Nell'organizzazione di un sistema di valutazione formativa separato
da un sistema di certificazione.
Dal punto di vista della docenza, il modello formativo
richiede:
Docenti esperti della disciplina
Tutor esperti di mediazione
Formatori esperti nella progettazione organizzativa.
La Formazione nella società attuale
Un processo formativo di tale portata risponde e nello stesso tempo
supera le logiche riduttive della società attuale. Si può definire
la società attuale una società postmoderna (Lyotard), una società
in uscita dalla logica dal modernismo (in quanto società guidata
dal primato della scienza logico-razionale ovvero dei saperi generali,
disciplinari e tecnico-strumentali) a favore di una multilateralità,
interculturalità e personalizzazione dei processi e dei saperi.
Oggi il proprio punto di vista va significato alla luce della realtà
attuale e va negoziato continuamente con i punti di vista degli
interlocutori. In mancanza di ciò il sapere risulta un sistema chiuso
e astratto, incapace di dialogare con gli altri saperi, immodificabile
e dunque entropico. Il rischio è che questo sapere perda poco a
poco i suoi significati e il suo valore sociale, dando origine una
pura logica meccanica.
La formazione del professionista nella società attuale
Per sostenere un processo formativo di qualità nella società
attuale è necessario
l'organizzazione di una formazione permanente.
Infatti la velocità dei cambiamenti e la pluralità delle situazioni
domanda la continua messa a punto delle azioni formative. Ma da
dove nasce il cambiamento? Sicuramente da un doppio livello: il
processo di sviluppo delle ricerca disciplinare e l'analisi delle
pratiche professionali degli operatori. L'evoluzione della nostra
società ha dimostrato come le maggiori evoluzioni formative non
provengono dalla ricerca ma da un'attenta analisi e riflessioni
delle prestazioni professionali dei professionisti. Infatti sono
proprio loro perchè inseriti nel territorio e dunque nel sistema
reale a sviluppare innovazioni formative.
Le personali azioni formative dei professionisti sono dunque
lo specchio della qualità professionale dell'organizzazione
e devono diventare materia di riflessione della formazione permanente.
Se non avviene cosè significa che la formazione coincide con l'insegnamento
di semplici tecniche decise indipendentemente dalla realtà professionale,
o sono il frutto della ricerca di qualcuno al quale gli operatori
si adeguano ufficialmente, ma non realmente, perchè, a meno di
non essere dei cloni, ogni soggetto personalizza il proprio modello.
In questo modo non vi è comunicazione tra base e vertice. La base
sa cosa fa e pensa il vertice, ma il vertice non sa cosa pensa
la base ed ha la necessità di riconfermarsi continuamente attraverso
la presenza. La relazione fra vertice e base non è dunque formativa
ma addestrativa e strumentale.
Dal punto di vista formativo la messa in atto di
azioni riflessive
sulla pratica formativa dei professionisti crea quel tessuto culturale
che rimane nella storia della cultura e dei costumi dell'organizzazione.
Ma come accedere alla cultura dei professionisti?
Attraverso protocolli di indagine del comportamento reale
è possibile ricostruire i modelli di attività cognitiva del professionista.
Molti professionisti rivelano capacità di riflessione sul proprio
conoscere durante lo svolgimento dell'azione, ma usano prevalentemente
questa capacità nell' affrontare situazioni critiche, uni che,
incerte e conflittuali. Il fulcro di questo discorso è
l'analisi
della struttura distintiva della riflessione nel corso dell'azione."
Il processo riflessivo marca il ruolo dell'indagine che ha
luogo nella realtà quotidiana dell'azione. Schon
(1983) sottolinea come nella prassi delle prestazioni spontanee
dell'agire quotidiano non sempre si riesce a esprimere quello
che si sa.
La conoscenza è dentro l'azione, essa è tacita,
implicita nei modelli della propria azione e nella sensibilità
con la quale si affrontano le cose. Spesso il professionista nella
sua attività quotidiana riesce a
riconoscere i fenomeni
legati a una tecnica o a una particolarità di struttura ma non
è in grado di fornire una spiegazione adeguata relativa alle regole
e alle procedure di riferimento. Tuttavia i professionisti a volte
riflettono su ciò che fanno e a volte persino mentre lo fanno.
Se stimolati dalla sorpresa tornano a riflettere sull'azione e
sul conoscere implicito nell'azione. Possono chiedersi ad
esempio: Quali caratteri si riconoscono nella mia azione, quali
sono i criteri in base ai quali formulo questo intervento? Quali
procedure metto in atto quando svolgo questa attività? Come sto
strutturando il problema che sto cercando di risolvere.
Il processo riflessivo è lo strumento cognitivo di costruzione
della formazione strumento di mediazione tra la cultura e la tecnica,
tra i modelli e la pratica professionale.
Su di esso si base il legante culturale fra organizzazione, formazione
e professione.
Un percorso strategico per la formazione dei formatori
Una formazione formatori richiede dunque la messa in atto di un
modello formativo in base ad alcuni prerequisiti e dispositivi.
Questi riferimenti coinvolgono:
II ruolo che gioca l'organizzazione nella società attuale
II ruolo che gioca l'organizzazione nell'impegno formativo
La relazione del sapere specifico con i saperi connessi o associati
II grado di partecipazione formativa dei formandi
II progetto formativo
L'equipe di formazione e l'equipe scientifica di garanzia
La trasferibilità sociale del modello ovvero la sua capacità di
influenzamento sociale
e istituzionale.
Su questi riferimenti un ipotesi di organizzazione
del processo formativo comprende:
1. Formazione
on line o a distanza e in presenza.
Con la formazione on line si favorisce lo studio da
parte dell'allievo dei testi teorici metodologici, e tecnici relativi
agli argomenti scelti. La lezione in presenza, diventa lo spazio
di problematizzazione e di riflessione sociale e personale, funzionale
ad un miglior apprendimento e nello stesso tempo misura di ri -
orientamento dei contenuti.
2. Organizzazione
degli interventi.
I contenuti del corso devono prevedere conferenze, relazioni, esperienze,
ricerche, seminari, pratiche, nazionali e locali a seconda dello
scopo formativo, e delle necessità formative individuali, attraverso
materiali di studio: dispense, libri, filmati e stage.
3. Docenza.
I docenti si devono suddividere in esperti (insegnanti), formatori
e Tutor a seconda delle loro expertise e del loro ruolo nel processo
formativo.
4. Curricolo.
I curricola formativi hanno la necessità di comprendere studi e
pratiche di sapere storico - culturale e tecnico, di organizzazione
e di gestione, di metodologia tecnica e professionale, di tirocinio.
Il curricolo degli studi per maestri deve prevedere seminari di
riflessione attorno a biografie individuali e a organizzazioni professionali
e tecniche. L'organizzazione del curricolo è più efficace se organizzata
per moduli in cui vige l'alternanza fra istruzione, tirocinio e
riflessione.
5. Tocinio.
Una formazione ha la necessità di prevedere un tirocinio sul campo.
Il tirocinio è anche lo strumento di valutazione dell'organizzazione
sulle realtà locali. La funzione del tirocinio evidenzia il grado
di qualità del quadro professionale locale. Il tirocinio favorisce
l'emergere della comprensione metacognitiva (riflessiva) relativa
ai processi di azione in oggetto.
6. Valutazione
e certificazione.
La valutazione del processo di apprendimento ha valore
personale in quanto definisce il grado di competenza e padronanza
raggiunta dal soggetto nella sua formazione. La valutazione richiede
una produzione teorica, una produzione pratica, una documentazione
professionale documentata. La certificazione ha una funzione sociale
e ha il compito di definire il ruolo raggiunto, collocando il soggetto
all'interno di una rete sociale.