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Formazione dei Formatori
Formazione dei Formatori
A cura di Padoan Ivana Maria
Università di Venezia Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze

Premessa

Parlare di formazione nella Vostra organizzazione significa entrare nel corpo vivo della Vostra esistenza. Per questo avrei la necessità che la questione venisse discussa e analizzata in profondità.

Questo perchè la Vostra organizzazione esiste in quanto organizzazione formativa.

Essa rientra nelle organizzazioni del 3° settore ovvero nei sistemi di organizzazione di servizi. Questo tipo di organizzazioni ha come obiettivo fondamentale un servizio culturale o sociale o altro..., in questo specifico caso il servizio concerne principalmente nell' insegnamento di una disciplina e nella formazione dei suoi formatori.

Le prime domande da porsi sono dunque se voi partecipanti siete pienamente coscienti di ciò.
Quali sono le vostre rappresentazioni rispetto a ciò.
Qual' è il vostro livello di analisi, di ricerca e di prognosi del servizio di insegnamento e di formazione.

I due aspetti cardine della Vostra organizzazione sono dunque l'insegnamento della disciplina e la formazione dei formatori. Io sono qui per occuparmi del secondo aspetto. Del primo se ne occupano i Vostri responsabili culturali, tecnici e organizzativi. Tuttavia ricordatevi che la formazione dei formatori è sempre rivelatrice, oltre del proprio specifico settore di indagine, della qualità di conoscenze, di competenze e di padronanze raggiunte, non solo in termini di contenuti teorici, ma anche in termini comunicativo - sociali, organizzativi e tecnico-metodologici della disciplina stessa. Ciò che la formazione rivela è il grado di qualità dell'apprendimento e della professionalità della disciplina in oggetto. In questo senso la formazione può dare dei contributi sostanziali alla teoria e alla pratica della disciplina stessa.

Alcuni fra i contributi che la formazione potrebbe rivelare sono:
II valore di correlazione fra la teoria e la prassi,
II modello di ricerca culturale e professionale,
II modello di insegnamento,
II grado di innovazione,
L'epistemologia culturale che sta alla base del modello culturale e della sua organizzazione.


Per tornare a noi il problema sta dunque attorno alla conoscenza e all'utilità della formazione dei formatori all'interno di una organizzazione come la Vostra.

II problema è complesso e nello stesso semplice perchè dipende fondamentalmente da due fattori: dalla cultura e di conseguenza dall'organizzazione del Vostro contesto.

Voi lo sapete meglio di me che l'organizzazione dipende dal livello di cultura dell'organizzazione, e di conseguenza dalla capacità di rispondere ai bisogni professionali dei soggetti all'interno di un contesto sociale. La cultura inoltre non dipende solo dalle conoscenze o dalle azioni, ma dal Saper formare. All'interno della concezione del saper formare "noi ritroviamo principi di conoscenza, di identità relazionale e di strategie operative.

La formazione infatti ha come obiettivo la costruzione dell'autonomia culturale dei soggetti all'interno di quel contesto dato. Questo è l'obiettivo rivolto alle persone. Ma la formazione opera dentro e per l'organizzazione. Essa ha un secondo obiettivo ed è quello di dotare l'organizzazione stessa di strategie e strumenti migliori di inserimento nella società allargata.

Nel corso dei tempi non è sempre stato cosè, la formazione era portatrice di altri significati dipendenti dai precedenti modelli culturali. Il cambiamento epistemologico del significato di formazione è la risposta ai cambiamenti scientifici, politici, sociali ed
Cerchiamo di capire cosa significa formazione e come ci si forma.
Il significato di formazione L'importanza data dalla Comunità Europea ancora nel lontano '95, alla società della conoscenza e ai processi di apprendimento, in funzione dello sviluppo sociale e personale si è tradotta in una generale sensibilità verso il miglioramento continuo dei processi formativi che nel nostro paese si presentavano con una concezione piuttosto riduttiva.

Nella società attuale la concezione formativa sta prendendo il posto occupato fino ad ora dalle diverse concezioni di addestramento professionale, di educazione e di insegnamento. Queste ultime si presentano infatti insufficienti singolarmente, a formare il soggetto in questa nostra società globale e complessa.
Un intervento che risponda alle singole logiche, non è formativo perchè non risponde nè alle esigenze della globalità della persona, nè alla complessità dei contesti storico - culturali, sociali ed economici.

La situazione del soggetto nella società attuale richiede una qualità superiore dei processi di formazione in quanto il posto occupato dal soggetto nella società attuale richiede la padronanza della propria azione. La padronanza dell'azione dipende dal dominio cognitivo del contesto interno ed esterno al soggetto. Il dominio cognitivo richiede un sapere complesso e flessibile capace di adattarsi ad una pluralità di modelli e di tecniche.

Infatti la velocità, la frantumazione e la complessità della vita e della società attuale richiedono soprattutto un modificarsi continuo del proprio punto di vista, consentendo cosè la capacità di padroneggiare le situazioni: quelle dalle quali si proviene, quelle sulle quali si ha qualche influenza o si viene influenzati, quelle possibili del futuro. La formazione ha quindi il compito di dotare la persona di strumenti cognitivi e prassici adeguati nel suo percorso di padronanza dei processi di evoluzione e cambiamento della società e dei suoi epigoni.

Un modello formativo

Secondo Fabre (1999), le condizioni per un modello formativo efficace nella realtà attuale, devono rispondere alla relazione fra tre logiche:
la logica sociale, formare per che cosa..., la logica dell'inserimento nei contesti socio-professionali e culturali,.
la logica didattica, formare a..., la logica dei contenuti e dei metodi,
la logica psicologica, formare chi... la logica identitaria e professionale dell'evoluzione del formando.

Le caratteristiche di processo di tale modello presentano quattro tratti:
Una logica di cambiamento qualitativo della persona (strutturazione e ristrutturazione delle conoscenze e delle pratiche e non accumulazione), inducendo cambiamenti di comportamenti, di rappresentazioni, di attitudini;
Una centratura sul soggetto in formazione e sulla situazione, ad esempio i programmi, i corsi, gli obiettivi e le attività vanno aggiustate sempre ai bisogni e alle domande, agli stili cognitivi, allo stato dei saperi e delle rappresentazioni delle perone in formazione;
Nel percorso formativo non sono le informazione che fanno sistema ma i problemi e le problematiche. Il sapere è un sistema e non una serie di informazioni e il sistema è sempre riferito ai problemi che gli danno senso.
In formazione va analizzato il rapporto tra la teoria, la tecnica e la professionalità. In formazione non è sufficiente nè possedere la teoria, nè possedere la tecnica, nè possedere la pratica. Il sapere della teoria è un sapere astratto se non è localizzato storicamente e contestualmente. Il sapere della tecnica non è reale ma un simbolo, un manufatto, esso ha la necessità di essere contestualizzato. Il sapere della pratica è un sapere locale non generalizzabile ma solo confrontabile. La formazione non segue la logica della tecnica o della conoscenza applicata. Essa si pone come sistema regolatore del sapere e della pratica nella sua progettualità e organizzazione, giustificato dai riferimenti di analisi concettuale o dai dispositivi della pratica stessa.


La formazione forma soggetti esperti. L' expertise si definisce come un intervento d'integrazione/superamento del sapere stretto, tecniche o esperienza, conoscenze o informazioni. Il sapere formativo non sta nel docente, ma nel soggetto che apprende. La tradizionale concezione della conoscenza veicolata dalla trasmissione da parte di uno che sa nei confronti di uno che non sa, deve lasciare il posto al processo di ricerca del sapere esperto da parte del soggetto stesso. Il sapere non viene dato ma è una ricerca. La formazione diventa cosè lo spazio di ricerca non del sapere, ma della relazione significativa dei soggetti al sapere. Qual'è la differenza. Noi non abbiamo accesso diretto al sapere, ma alla sua rappresentazione. La rappresentazione è un sapere personalizzato. In ogni processo di insegnamento apprendimento noi siamo di fronte al sapere dell'altro. Come fare? Per imparare è necessario stabilire una relazione significativa con le informazioni che ci vengono^ date. Compito della formazione è organizzare la mediazione cognitiva fra le conoscenze e' le informazioni che vengono fornite dagli esperti, e il sapere dei soggetti. Mediazione sè, perchè il sapere dei soggetti spesso fa fronte al sapere nuovo. La maggior parte dei fallimenti rispetto all'apprendimento dipende dalla difficoltà dei soggetti di cambiare punto di vista. La mente è uno strumento conservativo ma nello stesso tempo plastico più del corpo stesso. Ogni nuovo apprendimento è un cambiamento ovvero un cambio di punto di vista. La difficoltà di apprendere dipende da diversi vincoli: fisici, cognitivi ed emozionali.

In conclusione il ruolo del formatore o dell'insegnante è di mediare le conoscenze per far si che il sapere venga ri - costruito dall'allievo stesso.

La formazione non risponde più dunque alla logica riproduttiva dei saperi: all'addestramento, all'istruzione o all'educazione, ma alla dimensione autocostruttiva del sapere. Nella formazione la responsabilità è suddivisa tra il maestro, l'allievo e l'organizzazione.

In sintesi un processo è formativo quando ha la capacità di far emergere nel formando:
La logica delle sue motivazioni
La capacità di autoanalisi delle sue competenze
La capacità di co - progettare la personale formazione
La ricerca-costruzione di competenze disciplinari,relazionali e organizzative.


Dal punto di vista dell'organizzazione, la qualità formativa sta:
Nella definizione degli obiettivi formativi,
Nell'analisi dei bisogni formativi dei propri aderenti,
Nella progettazione formativa,
Nella pianificazione dell'azione formativa,
Nella correlazione tra il piano formativo e il sistema della politica generale della sua esistenza,
Nell'organizzazione di un sistema di valutazione formativa separato da un sistema di certificazione.


Dal punto di vista della docenza, il modello formativo richiede:
Docenti esperti della disciplina
Tutor esperti di mediazione
Formatori esperti nella progettazione organizzativa.


La Formazione nella società attuale

Un processo formativo di tale portata risponde e nello stesso tempo supera le logiche riduttive della società attuale. Si può definire la società attuale una società postmoderna (Lyotard), una società in uscita dalla logica dal modernismo (in quanto società guidata dal primato della scienza logico-razionale ovvero dei saperi generali, disciplinari e tecnico-strumentali) a favore di una multilateralità, interculturalità e personalizzazione dei processi e dei saperi. Oggi il proprio punto di vista va significato alla luce della realtà attuale e va negoziato continuamente con i punti di vista degli interlocutori. In mancanza di ciò il sapere risulta un sistema chiuso e astratto, incapace di dialogare con gli altri saperi, immodificabile e dunque entropico. Il rischio è che questo sapere perda poco a poco i suoi significati e il suo valore sociale, dando origine una pura logica meccanica.

La formazione del professionista nella società attuale

Per sostenere un processo formativo di qualità nella società attuale è necessario l'organizzazione di una formazione permanente. Infatti la velocità dei cambiamenti e la pluralità delle situazioni domanda la continua messa a punto delle azioni formative. Ma da dove nasce il cambiamento? Sicuramente da un doppio livello: il processo di sviluppo delle ricerca disciplinare e l'analisi delle pratiche professionali degli operatori. L'evoluzione della nostra società ha dimostrato come le maggiori evoluzioni formative non provengono dalla ricerca ma da un'attenta analisi e riflessioni delle prestazioni professionali dei professionisti. Infatti sono proprio loro perchè inseriti nel territorio e dunque nel sistema reale a sviluppare innovazioni formative.

Le personali azioni formative dei professionisti sono dunque lo specchio della qualità professionale dell'organizzazione e devono diventare materia di riflessione della formazione permanente. Se non avviene cosè significa che la formazione coincide con l'insegnamento di semplici tecniche decise indipendentemente dalla realtà professionale, o sono il frutto della ricerca di qualcuno al quale gli operatori si adeguano ufficialmente, ma non realmente, perchè, a meno di non essere dei cloni, ogni soggetto personalizza il proprio modello. In questo modo non vi è comunicazione tra base e vertice. La base sa cosa fa e pensa il vertice, ma il vertice non sa cosa pensa la base ed ha la necessità di riconfermarsi continuamente attraverso la presenza. La relazione fra vertice e base non è dunque formativa ma addestrativa e strumentale.

Dal punto di vista formativo la messa in atto di azioni riflessive sulla pratica formativa dei professionisti crea quel tessuto culturale che rimane nella storia della cultura e dei costumi dell'organizzazione.

Ma come accedere alla cultura dei professionisti?

Attraverso protocolli di indagine del comportamento reale è possibile ricostruire i modelli di attività cognitiva del professionista.

Molti professionisti rivelano capacità di riflessione sul proprio conoscere durante lo svolgimento dell'azione, ma usano prevalentemente questa capacità nell' affrontare situazioni critiche, uni che, incerte e conflittuali. Il fulcro di questo discorso è l'analisi della struttura distintiva della riflessione nel corso dell'azione."

Il processo riflessivo marca il ruolo dell'indagine che ha luogo nella realtà quotidiana dell'azione. Schon (1983) sottolinea come nella prassi delle prestazioni spontanee dell'agire quotidiano non sempre si riesce a esprimere quello che si sa. La conoscenza è dentro l'azione, essa è tacita, implicita nei modelli della propria azione e nella sensibilità con la quale si affrontano le cose. Spesso il professionista nella sua attività quotidiana riesce a riconoscere i fenomeni legati a una tecnica o a una particolarità di struttura ma non è in grado di fornire una spiegazione adeguata relativa alle regole e alle procedure di riferimento. Tuttavia i professionisti a volte riflettono su ciò che fanno e a volte persino mentre lo fanno. Se stimolati dalla sorpresa tornano a riflettere sull'azione e sul conoscere implicito nell'azione. Possono chiedersi ad esempio: Quali caratteri si riconoscono nella mia azione, quali sono i criteri in base ai quali formulo questo intervento? Quali procedure metto in atto quando svolgo questa attività? Come sto strutturando il problema che sto cercando di risolvere.

Il processo riflessivo è lo strumento cognitivo di costruzione della formazione strumento di mediazione tra la cultura e la tecnica, tra i modelli e la pratica professionale.

Su di esso si base il legante culturale fra organizzazione, formazione e professione.

Un percorso strategico per la formazione dei formatori

Una formazione formatori richiede dunque la messa in atto di un modello formativo in base ad alcuni prerequisiti e dispositivi. Questi riferimenti coinvolgono:
II ruolo che gioca l'organizzazione nella società attuale
II ruolo che gioca l'organizzazione nell'impegno formativo
La relazione del sapere specifico con i saperi connessi o associati
II grado di partecipazione formativa dei formandi
II progetto formativo
L'equipe di formazione e l'equipe scientifica di garanzia
La trasferibilità sociale del modello ovvero la sua capacità di influenzamento sociale
e istituzionale.


Su questi riferimenti un ipotesi di organizzazione del processo formativo comprende:
1. Formazione on line o a distanza e in presenza.
Con la formazione on line si favorisce lo studio da parte dell'allievo dei testi teorici metodologici, e tecnici relativi agli argomenti scelti. La lezione in presenza, diventa lo spazio di problematizzazione e di riflessione sociale e personale, funzionale ad un miglior apprendimento e nello stesso tempo misura di ri - orientamento dei contenuti.
2. Organizzazione degli interventi.
I contenuti del corso devono prevedere conferenze, relazioni, esperienze, ricerche, seminari, pratiche, nazionali e locali a seconda dello scopo formativo, e delle necessità formative individuali, attraverso materiali di studio: dispense, libri, filmati e stage.
3. Docenza.
I docenti si devono suddividere in esperti (insegnanti), formatori e Tutor a seconda delle loro expertise e del loro ruolo nel processo formativo.
4. Curricolo.
I curricola formativi hanno la necessità di comprendere studi e pratiche di sapere storico - culturale e tecnico, di organizzazione e di gestione, di metodologia tecnica e professionale, di tirocinio. Il curricolo degli studi per maestri deve prevedere seminari di riflessione attorno a biografie individuali e a organizzazioni professionali e tecniche. L'organizzazione del curricolo è più efficace se organizzata per moduli in cui vige l'alternanza fra istruzione, tirocinio e riflessione.
5. Tocinio.
Una formazione ha la necessità di prevedere un tirocinio sul campo. Il tirocinio è anche lo strumento di valutazione dell'organizzazione sulle realtà locali. La funzione del tirocinio evidenzia il grado di qualità del quadro professionale locale. Il tirocinio favorisce l'emergere della comprensione metacognitiva (riflessiva) relativa ai processi di azione in oggetto.
6. Valutazione e certificazione.
La valutazione del processo di apprendimento ha valore personale in quanto definisce il grado di competenza e padronanza raggiunta dal soggetto nella sua formazione. La valutazione richiede una produzione teorica, una produzione pratica, una documentazione professionale documentata. La certificazione ha una funzione sociale e ha il compito di definire il ruolo raggiunto, collocando il soggetto all'interno di una rete sociale.

Tabella Ivana


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