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Intervista di YUMIKO Kase al Maestro Hiroshi Shirai
Intervista realizzata nel 2011 e pubblicata sul libro " La leggenda del Maetro Taiji Kase"
Per gentile concessione della figlia sig.ra Sachiko Kase
Il libro è acquistabile NEL SITO DEDICATO On Line - QUI -

Il Maestro Taiji Kase
9 Febbraio 1929 - 24 Novembre 2004
.... "Mio padre è morto il 24 novembre 2004 e dopo sei mesi abbiamo deposto le sue ceneri in una tomba in Giappone. È stato allora che io ho deciso di scrivere questo libro su di lui.
La sua scomparsa ci ha addolorato così come molti allievi che l’hanno amato in tutto questo tempo."
Yumiko Kase



Maestro Kase e Maestro Shirai Il Maestro Hiroshi Shirai è nato il 31 Luglio 1937 a Sasebo, nella prefettura di Nagasaki.
Dopo essersi laureato all’Università di Komazawa, è entrato a far parte della JKA come tirocinante e poi, avendo vinto tutte le competizioni, ha preso il grado di Maestro.
Si è alternato al Maestro Taiji Kase come istruttore nel Nord America, in Sudafrica e in Europa.

Nel 2011 è stato insignito di onorificenza da parte del Ministero degli Affare Esteri giapponese per la sua assidua attività di ricerca e d’insegnamento del Karate soprattutto in Italia, dove risiede tutt’ora.





L’incontro con il Maestro Kase:


Yumiko: quando incontrasti mio padre la prima volta?
M° Shirai: fu nel 1960 in Giappone all’interno della JKA. Ti racconto un piccolo aneddoto che risale a prima di quell’incontro. Io entrai nel Karate Club dell’Università di Komazawa nel 1956. Il Maestro Kase doveva diventare istruttore nella mia Università, ma il giorno in cui si tenne la riunione che avrebbe deciso il suo incarico dato che aveva un altro impegno, non si presentò. L’incarico fu affidato al Maestro Hidetaka Nishiyama. Questo accadde fra il 1952 e il 1953.

Yumiko: infatti mio padre diventò istruttore all’Università di Hitotsubashi.
M° Shirai: si. Io no l’ho conosciuto all’Università di Komazawa, ma dopo la mia laurea l’ho incontrato nel 1960 nella JKA in occasione del corso di formazione degli istruttori. A quell’epoca il Maestro Masatoshi Nakayama era il Capo Istruttore e i suoi tre assistenti erano il Maestro Hidetaka Nishiyama, il Maestro Taiji Kase e il Maestro Motokuni Sugiura.

Yumiko: tu sei stato anche ospite nella nostra casa di Ichikawa a Chiba. In che circostanze sei diventato amico così intimo di mio padre?
M° Shirai: il Maestro Kase si è preso molta cura di me, non solo per l’insegnamento del Karate, e dopo le lezioni bevevamo spesso qualche cosa insieme.

Yumiko: già allora bevevate insieme?
M° Shirai: si ( risponde sorridendo). Non solo io, dopo ogni allenamento ci intrattenevamo a bere un po tutti insieme. Ma io ho avuto più occasioni di bere col Maestro fino a tarda serata ed accompagnarlo ubriaco a casa: è così che ho cominciato a frequentare casa vostra.

Yumiko: tu hai anche abitato in quella casa per un periodo. Ricordi quando?
M° Shirai: è stato prima che lui partisse per il Sudafrica nel 1964. Quindi sarà stato nel 1963. Ho abitato li per sei mesi.

Yumiko: occupavi la stanza di quattro tatami e mezzo vero? ( N.d.T.: Tatami è una misura di superficie giapponese)
M° Shirai: si, proprio quella. MI ricordo di te, piccola Yumi-chan ( diminutivo di Yumiko), che venivi a svegliarmi ogni giorno. Poi quando il Maestro Kase è partito per il Sudafrica, io sono tornato a Tokyo.


La gentilezza e la severità del Maestro Kase:

Yumiko: come era mio padre a quell’epoca?
M° Shirai: il suo allenamento era molto duro, però una volta finito, il Maestro Kase si rivolgeva a non con grande gentilezza. Infatti nel cuore del Maestro convivevano gentilezza e severità. Secondo me lui possedeva il “Kokoro” (spirito) da vero giapponese.
Nel diciannovesimo secolo ad Okinawa visse un grande Maestro della scuola Jgen-Ryu di Kendo di nome Matsumura Sokon. La sua arte fu trasmessa al Maestro Anko Asato che praticava il Karate di Okinawa, e da lui a sua volta trasmessa a diversi maestri tra cui Gichin Funakoshi. Il figlio di Gichin era il Maestro Yoshitaka Funakoshi.
Il Maestro Yoshitaka insegno questo tipo di Karate come un’arte marziale giapponese vera e propria, cioè come Budo. Il Maestro Kase è stato attratto dallo stile del Maestro Yoshitaka e lo ha approfondito. A mio parere, e lo percepivo fortemente dal Maestro Kase, il suo ideale era quello di praticare il Karate come Budo.

Yumiko: mio padre adorava Musashi Miyamoto ( un maestro di arti marziali vissuto circa quattrocento anni fa e rispettato come una “leggenda della spada”). Quando io ero piccola, mio padre mi raccomandò la lettura di “ il libro dei cinque anelli”, un testo sulla strategia  scritto da Musahi Miyamoto. Gli ideogrammi kanji usati nel testo erano difficili per me, ma io studiai duramente e riuscii a leggerlo fino alla fine. Mio padre seguiva il comportamento del samurai secondo i principi del Bushido ( N.d.T. : questa filosofia è il tema principale del libro di Miyamoto).
Durante la guerra mio padre frequentava l’Accademia Navale: se la guerra fosse durata ancora un anno sarebbe dovuto partire  come pilota Tokko-Tai ( kamikaze). Invece la guerra terminò e lo stile di vita giapponese cambiò completamente. Mio padre ne fu molto disorientato perché credeva in un Giappone del tutto diverso. Ma il Karate lo salvò Mi raccontava spesso questa storia. Credo che lui trovasse nel Karate un modello da seguire per essere un vero giapponese. Anche tu hai percepito qualche cosa di simile?
M° Shirai: si, certo. Anche a me ha raccontato questa storia tante volte.

Yumiko: il Giappone ha perso la seconda guerra mondiale ed è stato invaso dalla cultura americana. I giapponesi dell’epoca saranno stati molto dispiaciuti di questa forzatura, non trovi?
M° Shirai: tuo padre spesso parlava dello spirito giapponese del Budo, riferendosi soprattutto allo stile Jigen-Ryu del Kendo. Il fondatore del Karate di Okinawa fu il Maestro Matsumura Sokon che raggiunse, però, anche nello stile Jigen-Ryu del Kendo il livello di “Unyo”, cioè il massimo livello (Menkyo Kaiden).
Le case di Okinawa sono molto basse per mantenere intatti i tetti e per resistere ai tifoni che passano nella stagione dei monsoni. Una goccia d’acqua cade dal tetto a terra da circa due metri: in questo brevissimo lasso di tempo, i praticanti dell’Jigen-Ryu cercano di muovere su e giù la spada più volte possibile. In pratica devono sventagliare la pesante spada più volte in un secondo. L’essenza dell’Unyo è, dunque, la capacità di ripetere più velocemente possibile una serie di movimenti in un tempo limitatissimo.
Il Maestro Kase a questa visione e si allenò fino al suo limite: se così non fosse stato, non sarebbe riuscito a padroneggiare tutte le sue tecniche in  modo così eccellente. Con lo Shin-Gi-Tai , ovvero con l’energia totale ottenuta dall’unione di spirito-tecnica-corpo, ci si allena anche al di sopra dei propri limiti o quasi. Lui ha cominciato a praticare con questo tipo di visione fin dal 1960.

Yumiko: anche tu hai seguito questo tipo di pratica?
M° Shirai: si, io e il Senpai Enoeda Keinosuke siamo stati i primi.

Yumiko: immagino che tu abbia percepito qualche cosa di vero in questo metodo di allenarsi. E’ per questo motivo che sei riuscito a seguirlo, vero?
M° Shirai: ovviamente si. Il Karate del Maestro Kase non era uno sport ma una vera arte marziale. L’ho capito subito e l’ho seguito con tutto il mio impegno.

Yumiko: cioè, hai trovato una via da seguire nel Karate di mio padre?
M° Shirai: assolutamente si. Il fatto che, dopo un duro allenamento, ci si invitasse sempre bere qualche cosa con lui era molto commovente. Era la prima volta, per me, che ero cresciuto durante la guerra, che riuscivo a percepire allo stesso tempo da una persona la gentilezza e la severità.
La sua forza è sicuramente derivata da un duro allenamento. Io non ero affatto forte nel karate, ma con il suo allenamento sono riuscito a vincere il campionato nazionale giapponese, battendo addirittura un atleta fortissimo come il Senpai Enoeda.

Yumiko: mi hai appena parlato  dell’unione di spirito-tecnica-corpo. Quindi è importante l’equilibrio fra questi tre elementi del Karate , giusto?
M° Shirai: si, certo.

Yumiko:c’è qualche cosa in particolare che mio padre ti ha insegnato per quanto riguarda la via spirituale?
M° Shirai: io trasmetto ai miei allievi queste dieci parole: “Shin, Ai, Jin, Toku, Gi, Chu, Kou, You, Jyo, Nin, (N.T.D. Fiducia, Amore, Amicizia, Virtù, Coerenza, Fedeltà, Rispetto, Coraggio, Altruismo, Pazienza)”
Sono principi che ho appreso dal Maestro Kase, anche se non sono mai stati insegnati per iscritto: credo che quello che tuo padre praticava si possa riassumere in queste dieci parole.

Yumiko: dentro queste parole riconosco proprio mio padre.
M° Shirai: io insegno il Karate in conformità a questi principi. Lui aveva rispetto per tutti e per questo veniva rispettato da tutti. In pratica il Maestro Kase aveva il Toku (virtù). La sua severità conviveva con la sua gentilezza. Amava le persone, rispettava le buone maniere ed era molto altruista. Credo che, oltre all’abilità tecnica e la forza fisica, questi aspetti che aveva il Maestro siano imprescindibili per essere veramente forte.

Yumiko: ripensando alla vita, c’è da dire che non è rimasto legato a nessuna grossa organizzazione di Karate come la JKA o la Federazione Francese. E’ stato uomo libero. Forse è proprio perché seguiva i suoi ideali personali?
M° Shirai: io credo che abbia voluto seguire quello che avevano costruito i Maestri Funakoshi Gichin e Yoshitaka, soprattutto quest’ultimo. Praticare fino in fondo questo genere di Karate non gli ha permesso di limitarsi ad appartenere ad una qualche organizzazione.

Yumiko: sono d’accordo. In Francia mio padre non ha voluto appartenere a nessuna organizzazione ma grazie a questa indipendenza ha potuto insegnare liberamente in molti paesi.
M° Shirai: neanche in Italia fece parte di alcuna organizzazione, ma nonostante ciò è stato rispettato da tantissimi allievi. Questo domani si potrà vedere da quanti parteciperanno allo stage( l’intervista si è tenuta il giorno prima dello stage in sua memoria nell’estate del 2011).

Yumiko: secondo te, quale aspetto di mio padre ha affascinato tutti questi allievi?
M° Shirai: credo la sua determinazione. Il Maestro Kase insegnava con vera determinazione il Karate del Maestro Yoshitaka. MI ricordo che l’ultimo stage in Italia del Maestro Kase si tenne il 16 o il 17 Marzo 2002. Venne a Ferentino ( a sud di Roma) accompagnato dalla moglie, dov’era stato già cinque volte. In quell’occasione insegnò Seite (tecniche ordinarie) ed Hente ( tecniche avanzate che utilizzano il baricentro del corpo, l’anca e il ventre); Uke contro attacco dell’avversario e Kime-Waza con Seite ed Hente: praticamente ha attinto sempre dal metodo di allenamento del Maestro Yoshitaka. Sicuramente tutti gli allievi hanno percepito la sua profonda convinzione in quell’insegnamento. Allo stesso tempo avranno sicuramente sentito la sua gentilezza e il suo amore.

Yumiko: riusciva a trasmettere tutte queste cose nonostante i problemi con la lingua, vero?
M° Shirai: si. Solo guardarlo era sufficiente per capire, posso confermarlo. Io no  riuscirò mai a fare una cosa del genere: solo lui sapeva farlo.
Quello di domani è il primo “Memorial Kase” organizzato in Italia dove io devo insegnare da solo senza il sostegno del Maestro e ne sento tutta la responsabilità. Se riuscirò a trasmettere il suo insegnamento ci sarà un seguito per le prossime volte. Altrimenti niente. E’ davvero importante il mio ruolo domani.

Yumiko: ti ringrazio moltissimo. Miao padre è morto lasciandoti un compito pesante.
M° Shirai: credo che il Karate che il Maestro Kase ha insegnato con tanta convinzione sia il Karate che più ha mantenuto il vero spirito del Budo. Il suo Karate è proprio l’espressione del Kime come si trova nella pratica di Unyo. Lui era solito dire di praticare fino in fondo e cercare di arrivare al Karate che supera il Jigen-Ryu. In molti hanno ascoltato le sue parole ma forse quasi nessuno è riuscito a coglierne il significato più profondo: perché non si riuscirà mai a comprendere il suo Karate senza averlo mai praticato insieme a lui. Il Maestro Kase si era allenato direttamente con il Maestro Yoshitaka e per questo capiva il vero significato delle parole  del suo Maestro. Anche noi abbiamo avuto l’occasione di allenarci con il Maestro Kase e per questo siamo riusciti a capire quel tipo di Karate.


Il Karate della quarta dimensione.

Yumiko: mio padre parlava del “Karate della quarta dimensione”. Cosa significa? Io non ho mai ben capito cosa intendesse: “Muoversi nella quarta dimensione significa che la stessa persona che si trova qui fisicamente può far “volare via” la sua mente  in un altro luogo. Per esempio mettiamo che tu stia affrontando un avversario. Se tu facessi volare la tua mente nella quarta dimensione, ovvero su un altro livello, saresti in grado di prevedere meglio i successivi movimenti dell’avversario” Una volta mi ha spiegato così. “ Far volare la mente” sembra un’espressione bizzarra ma lui continuò a spiegarmi: “se guardi una sola parte, riesci a vedere solo lì ma se riuscissi a far volare la tua mente dietro di te, cinquanta metri, cento metri o anche di più, che succederebbe? O addirittura, se riuscissi a prevedere quello che succederà fa un po, prima dell’attacco dell’avversario, se riuscissi a prevedere il futuro anche solo di cinque minuti? Mio padre ma aveva spiegato in questo modo che ne pensi?
M° Shirai: fino a questo livello d’approfondimento, io non ne ho mai sentito parlare da lui.

Yumiko: a no?
M° Shirai: però, ogni volta che ci siamo allenati insieme sentivo che le sue parate erano sempre in anticipo sulle mie tecniche: i suoi colpi erano fortissimi, il suo Uke era distruttivo e mi portava via letteralmente il braccio.

Yumiko: quindi lui riusciva a fare Yomi, cioè leggeva l’intenzione dell’avversario molto in anticipo, e naturalmente la sua mente riusciva a ragionare molto velocemente, vero?
M° Shirai: in caso del Kumite questo si chiama Sensei-No-Sen (anticipa più pronto di un attacco per prima). Quando l’avversario mi vuole attaccare, io lo percepisco e sono in grado di anticiparlo. Il mio attacco sarà già completato prima che lui riesca a muovere un dito.

Yumiko: è forse questo il Karate della quarta dimensione che mio padre cercava? Sosteneva anche “la capacità di percepire ciò che sta intorno a occhi chiusi” facesse parte del Karate della quarta dimensione.
M° Shirai: si, anche quello lo è.

Yumiko: l’ultima volta che parlai con mio padre, mi disse che se non si fosse ammalato, avrebbe voluto insegnare di più in questa direzione. Purtroppo non è stato possibile.
M° Shirai: fu il Maestro Yoshitaka il primo a parlare del Karate della quarta dimensione. Il Maestro Kase in gioventù ha sicuramente visto questo Karate dal Maestro Yoshitaka e lo ha portato avanti.

Yumiko: davvero?
M° Shirai: Il Karate del Maestro Yoshitaka era diverso da quello della JKA. La JKA ha cercato di divulgare il Karate come sport al fine di svilupparsi come organizzazione.

Yumiko: un Karate che dà molta importanza alle competizioni, vero?
M° Shirai: si, me lo diceva anche il Maestro Kase ma, dato che all’epoca ero istruttore della JKA, ho seguito questo tipo d’insegnamento fino al 1965.


All’estero.

Yumiko: tu sei arrivato a Milano nel 1965, vero?
M° Shirai: si, era il 1965. L’Italia fu l’ultima tappa. Prima eravamo stati negli Stai Uniti, in Europa e in Africa. Eravamo in quattro istruttori: il Maestro Kase, Hirokazu Kanazawa, il Maestro Enoeda ed io. Io mi fermai in Italia, il Maestro Enoeda andò in Inghilterra mentre il Maestro Kase tornò in Giappone per preparare il suo trasferimento definitivo dal Giappone. Quindi tornò in Italia nel 1967. In quella stessa estate io e il Maestro Kase ci recammo a Parigi da Henry Plée. In quell’occasione egli cominciò a risiedere a Parigi, in un piccolo appartamento dietro il Pantheon. Da li fece un viaggio a Brussels dal Maestro di Judo Ichirou Abe e restò per un periodo suo ospite. Poi visitò l’Olanda e andò a Den Haag, l’attuale capitale dell’Asia, dove viveva il Maestro Bonzj. All’epoca il Maestro Kase insegnava sia in Olanda che in Belgio. Poi tornò a Parigi per stabilirvisi definitivamente.

Yumiko: mia madre e non due figlie lo abbiamo raggiunto a Parigi nel novembre del 1967: aveva iniziato a preparare il nostro arrivo circa sei mesi prima. Nel 1964 era già stato in Sudafrica per tre mesi, poi era rientrato in Giappone. Le viaggio successivo aveva portato con se il Maestro Enoeda e te, Maestro Shirai.
M° Shirai: in Sudafrica siamo stati a Durban da George Higginson.

Yumiko: Durban era la tua meta?
M° Shirai: no, io sono andato a Cape Town, il Maestro Kase è rimasto li e il Maestro Enoeda si sposto a Johannesburg, mentre il Maestro Kanazawa andò in Inghilterra.

Yumiko: quanto tempo siete stati in Sudafrica?
M° Shirai: sei mesi, dalla metà di Aprile fino ad Ottobre del 1965. Prima di arrivare in Sudafrica avevamo viaggiato per circa due mesi negli Stati Uniti e in Europa.

Yumiko: a quell’epoca Kakuei Tanaka, che poi sarebbe diventato Primo Ministro, era il Ministro delle Finanze. Fondò il vostro gruppo d’istruttori con lo scopo di divulgare il karate nel mondo e mio padre fu eletto a dirigere tale gruppo, giusto?
M° Shirai: esatto, anch’io andai a trovare Kakuei Tanaka una volta e in quell’occasione ci venne offerto anche un premio d’incoraggiamento.

Yumiko: mio padre spesso mi raccontava che aveva ricevuto il biglietto da visita di Tanaka: bastava mostrarlo e fare il nome di Tanaka, in occasione di visite aziendali, per ricevere dei contributi in denaro. A quel tempo le aziende  giapponesi erano davvero generose e mio padre ne rimase molto impressionato.
M° Shirai: intorno al 20 Febbraio 1965 partimmo dal Giappone. Ci recammo alle Hawaii, a San Francisco, Chicago e New York negli Stati Uniti, poi in Europa. Arrivammo a Londra come prima tappa per incontrare il signor Bell e grazie a lui, che era a capo della Federazione, visitammo molti altri luoghi, Liverpool, Blackpool, Manchester, Londra dove svolgemmo una dimostrazione all’Albert Hall. (pfigura 12 pagina 196?) E andammo anche a Parigi e i Svizzera ma li non facemmo nessuna dimostrazione di Karate. Poi ci spostammo a Brussels, poiché li ci aspettavano delle persone, come Leo. Ad Antwerp tenemmo una dimostrazione, da li ci trasferimmo in Germania per aiutare la fondazione di una Federazione e poi partimmo alla volta del Sudafrica.
A proposito di questa Federazione Tedesca, ultimamente ho avuta una sorpresa molto piacevole. Nel Maggio del 2011 ho incontrato un signore che mi ha chiesto: “ Maestro si ricorda di me? "L’ho conosciuta a Bad Codesberg” Io gli  ho risposto che in quel luogo conoscevo un tale di nome Pfluger, che era il presidente della Federazione Tedesca di Karate che, all’epoca, ci aveva accompagnato in aeroporto. Sorprendentemente era proprio lui e mi ha detto: “ Maestro io sono Pfluger!” aveva ottanta anni.

Yumiko: con che criterio furono scelti i membri della delegazione?
M° Shirai: il Maestro Kase scelse i Senpai, Kanazawa ed Enoeda perché erano i membri migliori della JKA, avevano rispettivamente sei e due anni più di me. IO sono stato scelto perché avevo vinto il campionato giapponese. Il Maestro Kase pensava che il Karate andasse rinnovato, che fosse necessario farlo conoscere al di fuori del Giappone e pertanto scelse proprio noi tre per questa missione.
In seguito, però, il fatto che noi, i quattro migliori membri dell’organizzazione, non saremmo più tornati a vivere in Giappone divenne un problema per la JKA. Comunque grazie a quella spedizione il Karate divenne popolare nel mondo ed altri Karate-ka poterono in seguito partire per l’estero.

Yumiko: secondo te, perché mio padre sentiva la necessità di partire per l’estero?
M° Shirai: dato che le altre scuole di Karate erano già approdate all’estero, anche la JKA doveva affrettarsi a costruire le sue basi all’estero. In quel periodo il Maestro Kase non ci parlava della necessità di diffondere il Karate del Maestro Yoshitaka, ma faceva quello che faceva solo per la JKA, con tutta sincerità.

Yumiko: dopo aver lasciato la JKA si è riavvicinato al Karate del Maestro Yoshitaka, giusto?
M° Shirai: si, è accaduto dopo il suo arrivo in Europa.

Yumiko: all’epoca io ero ancora piccola, ma comunque comprendevo quanto fosse difficile far collaborare i francesi fra loro a causa del loro carattere. Tutti gli allievi rispettavano moltissimo mio padre, ma non gli veniva naturale collaborare tra loro per lui: se costretti a lavorare in gruppo poi, la situazione peggiorava maggiormente. Per questa ragione lui diceva che la loro visione della vita doveva essere lasciata così come era.
Nonostante tutto, mio padre amava la Francia: prima di trasferirvisi aveva amato leggere filosofi francesi; adorava anche la letteratura francese. Penso che quella fu una delle ragioni per cui decise di stabilirsi li.
Al contrario quando gli fu chiesto di rimanere in Sudafrica, che era un bel paese ma c’era l’apartheid, rispose di no. “Un paese dove c’è la discriminazione razziale non fa per me”, mi disse. Inoltre io ero già nata e non aveva intenzione di crescermi in un tale ambiente.
M° Shirai: sapevo che teneva particolarmente all’educazione dei figli.

Yumiko: si, infatti scelse la Francia. Immagino che fosse talmente affascinato dalle ideologie e filosofie di quel paese da riuscire ad accettare persino la non sempre ottimale collaborazione degli allievi.
M° Shirai: ho accennato al suo “Kokoro (spirito)” all’inizio di questa conversazione: infatti il Maestro Kase era uno che aveva sempre una forte determinazione nelle sue azioni. Quindi penso che il Maestro Kase sapesse distinguere con chiarezza cosa fosse veramente importante nella vita e cosa no. Per esempio, avrebbe potuto ottenere un posto nella Federazione Francese ma no lo fece e proseguì sulla sua strada e proprio grazie a questa scelta, ebbe molti allievi in tutto il mondo.

Yumiko: ci fu un periodo in cui mio padre ebbe difficoltà nel lavorare in Francia a causa della Federazione Francese, a tal punto che io, che frequentavo la scuola insieme a mia sorella all’epoca, immaginai che stesse per lasciare il paese. Tuttavia mio padre non fu mai sfiorato da questo pensiero: probabilmente perché era così “determinato”, come dici tu, nelle sue scelte.
M° Shirai: credo proprio di si, era determinato a praticare il Budo, le arti marziali, che ha radici nella cultura giapponese, in particolare il Karate della quarta dimensione del Maestro Yoshitaka.


Da allievo a Doshi

Yumiko: per te, mio padre fu inizialmente un Maestro di Karate nell’ambito della JKA. Ma dopo che andaste all’estero, tu migliorasti molto il tuo Karate e crescesti in maniera straordinaria come Karate-ka. Immagino che tra voi due il rapporto Senpai-Kohai ( allievo con più anzianità e quello con meno anzianità nella pratica) non sia ma mutato, essendo entrambi giapponesi. Ma mio padre ti guardava, in certi periodi, poi addirittura come un figlio. Una volta siete stati pure due Doshi. Che mi dici in proposito? ( N.d.T: Doshi significa letteralmente compagno/i: inteso come persone che vivono a stretto contatto e condividono lo stesso fine).
M° Shirai: i nostri rapporti, invece, non sono mai cambiati: il Maestro Kase è stato sempre il mio Maestro, fino alla fine. Ogni volta che studiavo qualche cosa sul Karate, lui era disposto a verificarne l’esito e mi diceva sempre :” Stai facendo molto bene!” mai un commento negativo.

Yumiko: quando divenni maggiorenne, tra me e mio padre nacque l’abitudine di bere insieme, a cena, un po di grappa, spesso regalatagli da qualcuno: questo finché non men ne andai via di casa per il mio matrimonio. In quelle occasioni facevamo quattro chiacchiere e nei suoi racconti, tu, Maestro Shirai, c’eri sempre. Sembrava parlasse di te come un figlio, di un fratello o di un Doshi che combatteva insieme a lui per lo stesso ideale. E’ praticamente impossibile raccontare la vita da Karate-Ka di mio padre senza parlare di te, lo dice anche mia madre.
M° Shirai: d’accordo, eravamo come Doshi ed io ho continuato a praticare Karate come lui mi ha insegnato. Ma c’è una differenza fra me e lui, io faccio comunque parte di un’organizzazione che mi sostiene. Un tempo appartenevo ad una Associazione di Karate certificata dal Comitato Olimpico che si trovava a Roma, ma in seguito ne sono fuoriuscito perché appartenere ad un’organizzazione pubblicamente riconosciuta a tale livello significava non poter diffondere il “nostro” Karate”. La Federazione cui appartengo è pur sempre un’organizzazione e non posso farla diventare come quella dello stile Kase-Ha della scuola Shotokan. Il mio rapporto con il Maestro Kase non è mai svanito, ma la mia Federazione è rimasta quella italiana e non dello stile Kase-Ha. In ogni caso la mia Federazione ha gran rispetto per il Maestro Kase: infatti abbiamo partecipato ai suoi corsi e l’abbiamo invitato in Italia per gli stage.


Determinato nella convinzione.

Yumiko: se hai percorso molta strada al fianco di mio padre, ma qual è l’impressione più rilevante che hai avuto di lui?
M° Shirai: dunque…. Sicuramente il fatto che le sue lezioni erano piene di calore e attraevano le persone. E’ venuto così tante volte in Italia perché era amato da tutti, me compreso. La nostra Federazione Italiana non è un’organizzazione che rappresenta lo stile Kase-Ha dello Shotokan, ma noi tutti pratichiamo il Karate del Maestro Kase: una vera arte marziale. Budo, il Karate che deriva da quello del Maestro Yoshitaka. E’ per questa particolarità che abbiamo seguito il Maestro Kase.

Yumiko: purtroppo non ho avuto l’occasione di parlare con mio padre degli ideali che lui perseguiva. Comunque sosteneva che se le persone hanno lo stesso obbiettivo, questo ha il potere di unirle anche quando appartengono ad organizzazioni differenti. Credo che questa idea sia valida non solo per le organizzazioni di Karate ma anche per la politica e per tanti altri ambiti.
M° Shirai: il Maestro Kase era una persona che aveva mantenuto una genuina umanità, cui ha sempre obbedito, anche nel praticare il Karate. Credo che tutti l’abbiano seguito per via della sua personalità eccezionale.

Yumiko: pertanto non aveva importanza a quale organizzazione appartenevano le persone, credo che lui mirasse a questo.
M° Shirai: mi ha insegnato proprio questi con il suo Karate.

Yumiko: in che modo?
M° Shirai: spiegava con parole sue e nel frattempo ci dimostrava le sue tecniche: nessuno ha mai dimenticato il suo insegnamento, credo sia rimasto impresso nel cuore di tutti è diventato per ognuno una sorta di fondamenta su cui continuare a praticare il Karate. Infatti Dino-san, Beppe-san e Carlo-san ( M° Dino Contarelli, M° Giuseppe Perlati e M° Carlo Fugazza) hanno appreso dal suo esempio molto di più di quanto io abbia mai potuto trasmettergli. Hanno imparato dal Maestro Kase un modo di vivere: praticare il Karate come un’arte marziale giapponese vera e propria e comportarsi con umanità. Per questo motivo il Maestro è stato invitato in Italia tante volte. Lo stesso vale anche per me. Tutte queste cose non le ho imparate nei corsi della JKA in Giappone ma dal Maestro Kase, allenandomi con lui dopo il nostro arrivo in Europa. Ci sono stati vari tipi di rapporto fra me e il Maestro, a volte come fratelli, a volte come padre e figlio. Comunque sia, lui ancpra oggi è, prima di tutto il mio Maestro.


Eccellere sia con la penna che con la spada

Yumiko: un’espressione tra le tante che mio padre amava ripetere era Bun-Bu-Ryodo ( N.d.T.: eccellere sia con la penna – cioè mente – che con la spada – cioè corpo)
M° Shirai: questa espressione è stata citata anche dal Maestro Matsumura Sokon in una lettera ad un suo allievo, il Maestro Kuwae Yoshimasa. La lettera dice che ci sono tre tipi di Budo-Ka. IL primo è molto accademico e pensa solo schematicamente ai kata, al secondo interessa solo vincere con il combattimento. Il terzo pensa ai principi del Budo, sa che deve equilibrare la conoscenza e le tecniche delle arti marziali. Questo concetto in se stesso non era nuovo, ma il Maestro Matsumura ne sottolineò l’importanza.

Yumiko: purtroppo molti si avvicinano al Karate solo per diventare forti nel fare a pugni.
M° Shirai: anche in Giappone, soprattutto in certi Club Universitari di Karate, si respirava questo clima una volta, al Maestro Kase ciò non piaceva.

Yumiko: mio padre insegnò nel Karate Club dell’Università di Hitotsubashi. E’ una delle più importanti Università statali, quindi i suoi allievi potenzialmente potevano diventare delle persone di rilievo per il futuro del Giappone. Per questo motivo, credo, mio padre sentiva una forte responsabilità su come indirizzare gli allievi ad acquisire senso morale. E’ probabile che anche davanti agli allievi italiani mio padre sentisse la stessa responsabilità.
M° Shirai: infatti è proprio per questo che lo stage in sua memoria ha una grande risposta di partecipazione. Gli allievi saranno felici di incontrare voi familiari.

Yumiko: anche noi ne siamo molto felici.
M° Shirai: il Maestro Kase non usava le parole per insegnare questi principi di moralità e umanità, che potrebbero essere definiti come “Gi”, ma come per il suo Karate, li trasmetteva con le sue azioni. Tutti noi abbiamo visto e sentito queste cinque virtù, Shin, Ai, Jin, Toku, Gi nel Maestro, e l’abbiamo amato. Con questo amore continuiamo a vivere come istruttori di Karate anche oggiu. Già solo per questo a me sembra una cosa meravigliosa. Non c’è un’organizzazione che rappresenti la scuola Shotokan Kase-Ha ma questa scuola è viva nel cuore di tutti noi, almeno in Italia è così.

Yumiko: questo è proprio ciò che mio padre desiderava: non serve un’organizzazione materiale, basta che sia presente nel cuore di ogni allievo qualcosa che rappresenti il suo insegnamento. Tuttavia essendo sua figlia, avevo l’impressione che mio padre dicesse cose utopiche. Anche perché, se non avesse ricevuto tutto il supporto da parte di mia madre, non sarebbe riuscito a dedicarsi così intensamente alla sua passione, che era il Karate. Una volta ho anche cercato di spiegargli, dicendo: “ le tue sono parole belle ed utopiche, ma sai una cosa papà? In realtà le cose non vanno come  proprio come dici tu”. Tu non hai mai avuto un’impressione del genere?
M° Shirai: non utilizzerei il termine “utopico”. Le sue parole mi sembrano più convinzioni basate sulla realtà. Le sue convinzioni sono state pure e incrollabili, fino all’ultimo giorno. In Italia sia Dino-san, Bebbe-san e Carlo-san hanno ricevuto il suo messaggio.

Yumiko: sono passati oramai otto anni dalla sua scomparsa e la nuova generazione non ha conosciuto direttamente mio padre. Ma quando ho parlato con un maestro francese, mi ha detto che i maestri che hanno imparato il Karate da mio padre lo tramanderanno alle nuove generazioni. Quindi, secondo lui, il Karate di Kase è ancora vivo fra i giovani o comunque tra chi non ha avuto l’occasione di conoscere mio padre. Invece in Italia come vanno le cose?
M° Shirai: in Italia lui è una sorta di leggenda.

Yumiko: anche fra i giovani?
M° Shirai: ovviamente si. I grandi meriti delle azioni che il Maestro Kase ha compiuto in Italia non saranno mai dimenticati.

Yumiko Kase

Interviste ai Maestri
Giapponesi - Italiani - Taiji Kase - Hiroshi Shirai - English texts -


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