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Le risposte di Riccardo Pesce
A cura di Davide Rizzo
Persiceto 25/01/2016

Maestro, quando ha cominciato a praticare karate? Un breve excursus della sua carriera.
Ho cominciato esattamente il 26 novembre del 1965 ,ogni anno festeggio l’anniversario ricordando quella lezione, con quell’odore, quei nomi strani, normalmente dentro di me, mentre l’ultimo che corrispondeva al 50°  anniversario (26/11/2015) ho voluto condividerlo con i miei allievi , festeggiandolo.

Ho ricevuto il 7° dan dalle mani del M° Shirai qualche anno fa, sono membro della Commissione Tecnica, arbitro e docente al corso istruttori e maestri per l’area di Cultura Giapponese.

Ci parli un po’ di sé?
Non c’è tanto da dire ….. sono nato il 17 agosto del ’50, in centro a Bologna (dietro al teatro Comunale) , in una famiglia tranquilla tipica di quegli anni: mio nonno pensionato (1890) che mi portava ai giardinetti e mi raccontava tantissime cose del suo vissuto: della guerra , di come era la vita …… mia madre casalinga che vedevo cucinare, cucire, stirare ….., mio padre che vedevo poco perchè  lavorava tanto (ma tanto) , mia sorella maggiore di 8 anni (che mi faceva ascoltare la musica americana : i Platters, Belafonte, Elvis ….     ed io.

Ho studiato sino ai 18 anni, ma già dai 13 ogni estate lavoravo con mio padre (impianti elettrici) , dopo il servizio militare (non finiva mai !!!!) ho lavorato assieme a lui finché non è andato in pensione e  poi ho proseguito con una mia azienda artigiana che ho portato avanti (che fatica gli ultimi anni !!!) fino al 2011( in pensione!!!!) e che ho lasciato ai mei dipendenti. (se la rimpiango ? no, grazie!)

Lavorando e seguendo il karate a “tempo pieno” è stato molto, ma …. molto faticoso,  rientravo in ufficio e l’impiegata ad esempio diceva: ha telefonato la ditta Rossi, la ditta Bianchi ed il M° Perlati, chi chiamavo per primo ?????

Ho sempre sognato di poter avere una mia palestra che mi permettesse di sopravvivere e dedicarmi così interamente a quello ma …… non ci sono state le occasioni, o non ci sono riuscito o …. qualcosa dentro di me mi frenava , così però ho potuto mantenere un rapporto  karate/denaro un po’ più “puro” ….. ; questo mi ha anche permesso di mantenere un rapporto con persone estranee al nostro mondo che nel tempo, mi ha fatto capire che ….. “ questa cosa che nell’ ambito del karate sono tutti santi, saggi ecc. ecc. e che “fuori” fa tutto schifo” andrebbe “leggermente”  rivista !

Ho un figlio ,Alessandro,  che adoro (sssst !!!) che mi ha seguito nel karate (senza averglielo mai imposto!) come atleta (dove ha avuto e dato tante soddisfazioni) e come praticante , è ora uno psicoterapeuta . (che assomiglia poi al parrucchiere solo che uno fa lo shampoo da fuori e lui lo fa da dentro).

Mi sono risposato (lo so che sono testone!!) e abito da anni a San Giovanni in Persiceto dove insegno dal 1980 allo SHITEI.

E’ il karate che l’ha conquistata o è lei che ha conquistato il karate? Il suo rapporto con la “nobile Arte dei Mari del Sud”.
Bella domanda !
Possiamo dire che il karate mi ha conquistato subito, è stato un amore a prima vista! E come l’amore, nel tempo cambia col cambiare e maturare (sigh!) dell’uomo, all’inizio lo amavo come fa un ragazzino con la prima cotta: scrivevo karate su tutte le pagine del diario, parlavo solo di quello, anche a scuola pensavo solo a quello, crescendo e maturando è diventato un amore più maturo, mi sono dedicato a tutti gli aspetti del karate, sono stato agonista, insegnante, arbitro, dirigente ecce cc. Ma sicuramente l’insegnamento è la parte che più mi interessa. Ho raccolto faticosamente tutto ciò che trovavo di leggibile sull’argomento e dintorni ….

Continuo ancora a scrivere tutti i giorni Karate, ma in giapponese, anziché sul diario di scuola ……  col pennello su carta di riso …….

Il karate mi ha fatto sudare, piangere, andare all’ospedale, star sveglio la notte…….ma, anch’io poi l’ho fatto piangere ma, …… anche tanto ridere!

Il karate che pratichiamo oggi è uguale a quello che si praticava negli anni 65/70? Cosa c’è di nuovo e cosa invece è rimasto immutato da allora?
Sarebbe assurdo pensare di fare lo stesso identico allenamento di allora, vorrebbe dire di non accorgersi che, nel bene e/o nel male, tutto cambia, la società cambia e quindi tutto deve cambiare! Quello che dovrebbe rimanere immutata è la passione! Se leggiamo la storia vediamo un continuo mutamento, se leggiamo poi la “nostra” storia (del karate intendo) vediamo che il karate del M° Funakoshi non è nato dal nulla! È stata una “rivisitazione” di quello che era arrivato dalla Cina, Quando il M° Funakoshi , dopo averla rielaborata, intuisce che non può lasciare questa “cosa così preziosa” in una piccola isola ma, sente il  dovere di  portarla a Tokyo perché è là che troverà il terreno fertile per crescere ma, anche per modificarsi !  E quando leggiamo sul bellissimo e recente libro sulla vita del M° Kase, della sua decisione di guidare un piccolo gruppo di “giovani” maestri per l’occidente e, grazie a loro abbiamo assistito al divulgarsi appunto in occidente di questa “arte dei mari del sud” capiamo che era impensabile che rimanesse immutata.  

Oltretutto i contesti storici sono notevolmente cambiati , durante lo sviluppo in Giappone non ci dobbiamo dimenticare che era in atto una guerra e che guerra per il Giappone !  Un “piccolo” paese  contro una coalizione di “grandi” paesi, non possiamo pensare che tutto ciò non pesasse sull’allenamento!

Com’era quindi il karate degli anni 60/70 ?

Duro ! ma duro duro !!! ma non dimentichiamoci che anche la vita di un’Italia postbellica non è che fosse poi così tenera!!  Nel rapporto coi genitori non è che si discutesse tanto !!!

Quando (purtroppo) leggo su facebook  frasi di “nostalgici” che vedono “quel” karate come l’unico , e che: - noi abbiamo fatto il vero karate! allora sì che si faceva sul serio mentre ora …. Ecc ecc-

Non c’è nulla di assoluto! chi di noi avrebbe retto al clima (di vera guerra) che ad esempio ci raccontava il M° Kase parlando dei suoi allenamenti col M° Yoshitaka! E quindi qual’è il  “vero “ karate? Di questo modo nostalgico ne sono dispiaciuto e non ho voglia di inserirmi in sterili polemiche da bar. Se il M° Shirai ci ha fatto fare il “vero “ karate perché non seguirlo? Io, nel mio piccolo l’ho sempre seguito, sono ancora qua a cercare di fare quello che mi dice, c’erano allenamenti con ripetizioni infinite di solo una tecnica ? un’ora solo di tsuki in kiba dachi? c’ero! ci sono stati allenamenti che sono durati un’intera giornata, ( chi si ricorda quell’allenamento di Goshindo a Courmayeur di 8 ore?) io c’ero! Allenamenti da spaccarsi la testa in bunkai con applicazioni in mille direzioni?, io c’ero! Quindi!
Meno retorica, più modestia e avanti!!!

Quando rientro da uno stage col M° Shirai, propongo in palestra ciò che ho fatto “diluendolo” in più lezioni, un praticante di oggi non ce la fa in un’ora, dopo una giornata di stress a stare così concentrato su, ad esempio, un bunkai particolarmente complesso,  così come non ce la fa a rimanere in kiba dachi per un’ora di seguito ! Basta fare con calma e con serietà il karate di oggi!

Per sintetizzare penso che “oggi” devo riuscire a fare il miglior karate che posso fare “oggi” per come sto fisicamente ecc. ecc. e proporre agli allievi di “oggi” un karate che li porti a crescere per come sono oggi!  Questo secondo me è il significato del motto Zen: - Qui ed ora – che non dobbiamo perdere di vista!  Avanti!!!!!

Che valore hanno i Dan oggi? Ci racconta il suo primo esame da cintura nera?
Ho avuto il primo dan a Milano nel luglio del 1968 , in commissione, a fianco del M° Shirai  ricordo i maestri Perlati, Parisi, Falsoni,  ecc. ecc.

Ricordo praticamente tutto di quel giorno , partii da Bologna con il M° Guaraldi del Kodokan, ero in coppia con Gianni Stanzani (come età poteva essere mio padre)e con noi c’era Antonio Santangelo che veniva da S. Paolo di Civitate (Foggia) , programma semplice di kihon, (ora si potrebbe paragonare quantitativamente a  quello per 2° kyu) , jiyuu ippon kumite (molto più libero di ora, con finte ecc., quasi libero) ed il kata superiore, quello che si presentò prima di me ricordo che nella partenza del bassai dai si lanciò così forte che cadde alla prima tecnica:     a casa!!! Un brivido e poi, finalmente il mio turno, noi portavamo il Kanku dai …. Non saprei proprio dire com’era il mio livello, so solo che lo feci più forte possibile: promosso !!! Non mento nel dire che probabilmente questo è stato  per me il traguardo più significativo  di tutta la mia vita!! Avrei compiuto 18 anni il mese dopo e penso che per  quegli anni dove c’erano solo maschi e adulti,  fossi tra i più giovani in tutta Italia .

Poi venne il 2°, il 3° e così via , non li ho mai chiesti, quando mi veniva detto di prepararmi dicevo oss e via , posso dire che ogni volta, finito l’esame , gran sospirone e poi mi chiedevo : - ma cosa è cambiato da oggi ?  ho proprio questo dan? poi, continuando ad allenarmi, dopo un po’ di tempo , succedeva che un giorno, inaspettatamente mi “sentissi” addosso quel grado !!

Da subito ho fatto parte di commissioni regionali o nazionali dove mi trovavo dall’altra parte del tavolo, spero di aver fatto sempre il mio dovere ….  Con sincerità, cercando che quel mio sì o no potesse essere utile al miglioramento. Penso che questa domanda sia veramente importante: Dare un grado,  o non darlo sarà utile al cammino di quel praticante? Per il 1° dan ad esempio spiego sempre ai miei allievi che il conseguimento segnerà un momento di inizio vero della pratica e non un diploma da appendere, ma, ugualmente, quando mi capita di rivedere in palestra l’allievo tutto contento, con la sua nuova cintura nera addosso, festeggiare in palestra coi pasticcini e poi non rivederlo mai più …….. tutto ciò un po’ mi rattrista …… Mottainai !!! dico (che spreco!!)

Quando leggo sulle riviste specializzate, di “maestri” che vagano in giro per pseudo-organizzazioni collezionando dan ,…….. immaginate cosa ne penso !!!

Il karate oggi si appoggia sui giovanissimi atleti cosa ne pensa dei Baby corsi?
Penso che quando ci si appoggia ci si deve appoggiare su qualcosa di solido !!

Vedere che tanti bambini iniziano tutti contenti poi dopo sei mesi, un anno, smettono e vanno a fare qualcos’altro, facendo comperare alle famiglie nuovi abbigliamenti, scarpe, borse che poi metteranno in cantina …. Penso che non sia così positivo !

Penso anche che alcuni istruttori …. Siano preoccupati solo di far numero e riempire la palestra….

Il karate e i ragazzi. Come era allora e come è adesso il rapporto fra il karate e i giovani praticanti? Di conseguenza, come è il rapporto fra il maestro e il suo allievo?
Come dicevo prima, quando 50 anni fa ho iniziato c’erano solo adulti e maschi, poi sono arrivate le donne e i bambini (il contrario dei naufragi). I primi bambini, non meno di 10/12 anni erano bambini un po’ “seri” che forse non si trovavano troppo  ben a giocare col pallone e si infilavano nei corsi degli adulti e facevano le stesse identiche cose. Così per le donne, anche oggi in percentuale inferiore ai maschi si infilano con gli altri.

Anche quando ne ho avuti/e io, facevo così, cambiava solo il rapporto diretto, un po’ meno duro, più attenzione per un fisico diverso ecc. ecc

Ora, purtroppo , quando si apre un corso nuovo,  succede il contrario per l’età, qualche adulto timidamente si avvicina meravigliandosi  di essere accettato. – Sono già troppo vecchio ? – (40 anni o poco più …..)  avantiii !!! forza forza !!! – dico loro!

Bambini e bambine in quasi stessa percentuale, mentre quando diventano ragazzini, un disastro, soprattutto le femmine, come diventano “signorine” e cominciano a pensare di più al loro look…… , allora per diverse di loro questo karategi (non si può fare rosa?)che non mette in risalto il loro posteriore, il divieto di collane, orecchini ecc. , diventa un problema.

Per ciò che riguarda il rapporto maestro/allievo , ne approfitto per spiegare e cosa significa il nome del mio dojo , iniziai a Persiceto nell’80 sostituendo un altro insegnante e mi trovai già il nome Shotokan, lo sentivo troppo generico, ce ne erano tanti già con questo nome , ne avrei preferito uno che avesse un significato più legato a me , nomi di maestri con i quali non avevo avuto rapporti stretti non mi rappresentavano, chiesi allora al M° Shirai un nome che significasse uno scambio di rapporto bilaterale tra i due soggetti e appunto mi suggerì Shi Tei (letteralmente maestro/allievo) Si può desumere come sia questo l’aspetto che mi interessa maggiormente.

Nel tempo ho cambiato solo un po’ il metodo capendo che oggi i ragazzi sono  purtroppo molto fragili e permalosi, scappano dalle bastonate preferendo le carote, quindi un po’ più di carota ed un po’ meno bastone ….. anche se, dal mio canto, non ho mai pensato che i “maestri” fossero “cattivi” con me , il richiedermi sempre di più, anche urlando, lo vedevo un interessarsi a me;  quante volte una “bastonata” mi ha permesso di raggiungere un risultato che da solo non avrei avuto la forza …….

Del resto la società di oggi non sopporta i “no”, gli “aspetta”, guai a sudare o a piangere , come se non fossero funzioni naturali dell’uomo come il ridere ecce cc; non comprende il buono che c’è in una sconfitta e quindi …… occorre avere molta più pazienza, incoraggiare un po’ di più….

Il controllo una fantasia o una necessità di fronte alla mancanza di coraggio?
Il controllo l’ho sempre avuto, sia nelle nocche che nel comportamento, non me l’hanno mai dovuto spiegare troppo.

Sì capisco che a parità di  “toccare o non toccare”  le motivazioni alla radice possano essere  diverse , a volte qualcuno non ti tocca anche perché non gli interessa tanto di te …. Non è facile, ognuno dovrebbe sapere in cuor suo il perché fa o non fa una cosa.

Come spiegare, in poche parole, la frase: “il karate si pratica tutta la vita”? E’ ancora presente negli allievi e nei praticanti questo profondo concetto?
Io, in occasione appunto del mio 50° ho detto più o meno così : - Non so se lo farò per tutta la vita, intanto sono ancora qua, ma io sono stato fortunato, non come tanti che sfortunatamente hanno avuto dei problemi  ….. ( e sarcasticamente ho cominciato a fare un lungo elenco) perché non mi sono mai ammalato, mai rotto nulla, mai avuto problemi di lavoro, sentimentali, non ho mai avuto figli ecc ecc 

Man mano che elencavo vedevo i visi aggrottarsi increduli e poi , alla fine, sorridere, penso che abbiano capito , quindi la spiegazione secondo me è : dove pongo il karate sulla piramide della vita , se in alto o in basso. Finora non c’è ancora stato nulla che mi abbia fatto desistere, magari cambiare velocità sì…. Ma non mi ha fatto fermare !

Non me la sento di dire che riuscirò fino in fondo ma, ovviamente questa è una forte intenzione che ho avuto da subito dentro di me.

Quando, a settembre del secondo anno, andai a chiedere a mia madre i soldi per ri-iscrivermi al corso di karate, mi chiese: - ah, perché  lo vuoi fare anche quest’anno? – ricordo come fosse ieri che dopo averci pensato un attimo le mie parole furono: - sì ancora un pochino !- ma la mia mente diceva : lo farò sempre ! E quando l’anno dopo mia madre entrò in camera con l’esito dell’elettrocardiogramma che mi era stato richiesto  in palestra , tutta seria mi disse che l’esito non era stato buono e che avevo un soffio, che era pericoloso e che avrei dovuto assolutamente smettere.

     
Non ci penso nemmeno - , risposi,  e litigammo ed io piansi e ribadivo che non mi interessava nulla di quel responso e che avrei continuato a tutti i costi. Fui tanto insistente che mia madre accettò di farmi rifare l’esame e si accorsero poi che avevano sbagliato il giudizio.  Questo fatto lo racconto di tanto in tanto perché occorre aver chiaro cosa abbiamo dentro di noi e portarlo avanti con tutte le nostre forze!

Come vede il futuro del karate in Italia anche alla luce dell’evoluzione dei rapporti fra le diverse realtà associative o federali?
Mi ha sempre intristito quel continuo migrare da un posto all’altro , a meno che non sia per seguire il proprio maestro, ho avuto la tessera AIK, poi FESIKA, poi  FIKDA, FILPIK e poi, finalmente FIKTA , in tutte però compare sempre la  firma dello stesso Maestro.  In sintesi la mia risposta a questo “interessante” quesito che riempie tante pagine è:
Uhhhmmm !!!
Grazie per l’attenzione

Riccardo Pesce

Le interviste del Mushotoku


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