Log dis           Log dis

| Home | Aree RISERVATE | AGENDA Attività | Webmaster - Davide Rizzo |


Menu verticale jQuery con effetto fisarmonica | MaiNick Web
Cultura Giapponese a cura di Davide Rizzo - Karate Tradizionale FIKTA -
La rivolta di Shimabara Amakusa

Impaginazione&Grafica  a cura di Davide Rizzo
Le immagini sono tratte dai vari siti presenti nella Rete
Fonti:Giappone Testi autorizzati dall'autore C. Suriani

La rivolta di Shimabara Amakusa Nonostante l'era Tokugawa (1600-1868) sia passata alla storia anche per essere periodo pacifico, non mancarono gli episodi violenti e di ribellione.
Se consideriamo gli episodi armati contro potenze straniere, possiamo senza dubbio considerarlo un periodo pacifico, ma, all'interno, non fu tutto tranquillo, soprattutto nei primi decenni del dominio Tokugawa quando ancora la situazione politica non si era stabilizzata.

Tra la fine del 1637 e l'inizio del 1638 scoppiò, nel Kyushu, l'ultima delle grandi rivolte del periodo di Edo.
L'arrivo dei missionari portoghesi, a metà del XVI secolo, aveva portato ad una certa diffusione del Cristianesimo nell'isola del Kyushu. La Parola di Cristo non fece presa solo sui ceti più bassi della società, ma anche molti samurai si convertirono al Cristianesimo.
Si convertì anche Arima Harunobu il daimyo della provincia di Hizen, al cui interno si trovava Shimabara. Per i Cristiani quelli erano tempi difficili; seppur tollerati dalle autorità shogunali, la loro professione della fede era resa molto difficile dalle persecuzioni in cui il clan Arima, prima della conversione, ebbe un ruolo di primo piano.
A seguito dell'inasprimento della persecuzione, ordinato dai Tokugawa, il successore di Harunobu, Naozumi, abiurò il Cristianesimo e chiese di essere trasferito nella provincia di Hyuga, sempre nel Kyushu.
Il nuovo daimyo di Shimabara divenne Matsukura Katsuie particolarmente noto per la ferocia con cui perseguitò i Cristiani. Nonostante la persecuzione, la Parola di Cristo sopravvisse fra le numerose comunità contadine della zona.

La religione fu uno dei motivi che spinsero molti contadini, a cui si aggiunsero mercanti, pescatori, artigini e anche molti ronin, a ribellarsi, ma non fu certo l'unico e, forse, neanche il più importante. Come ricordato Katsuie era di natura crudele e quando si trattò di trovare finanziamenti per la costruzione del nuovo castello di Shimabara, non si fece scrupoli a imporre pesanti tasse ad un popolo già appesantito dalla carestia e dalla persecuzione religiosa.
Di lì alla rivolta armata il passo fu breve. A questo punto, prima di raccontare della rivolta, occorre accennare ad un ragazzo di grande carisma, una vera celebrità fra la popolazione cristiana dell'isola di Kyushu: Amakusa Shirō .

La figura di Masuda "Amakusa" Shirō è di sicuro interesse e, seppur grossolanamente, la si potrebbe accostare a Giovanna d'Arco che, due secoli prima, guidò vittoriosamente l'esercito francese nel suo confronto contro l'Inghilterra.
Entrambi i personaggi, con il loro carismatico fanatismo, riuscirono a mettersi alla guida di gruppi di uomini (un esercito per la Pulzella d'Orleans, un'accozzaglia di contadini per Shirō ).
Sebbene tutte e due andarono incontro allo stesso tragico destino, ebbero comunque una carriera "militare" molto diversa.
Come vedremo l'epopea di Shirō durò appena pochi mesi.

Nacque, presumibilmente, nel 1622 nelle isole Amakusa.
Suo padre era un ex samurai alle dipendenze del clan Konishi. Era un bambino particolarmente dotato: a quattro anni era già in grado di memorizzare e recitare brani di letteratura confuciana; a nove anni divenne apprendista di un samurai e, a dodici anni, si recò a Nagasaki per compiere gli studi per diventare dottore. Fu in questa città che, con probabilità, si convertì al Cattolicesimo prendendo come nome Jerome.

La situazione nel 1637, nei territori di Shimabara e Amakusa, era molto pesante; Matsukura era alle prese con la costruzione del nuovo castello e, per ottenere il denaro necessario, applicò una forte tassazione che esasperò ancora di più i contadini.
Nelle isole Amakusa la situazione non era certo migliore; Terasawa Katataka, il signorotto locale, stava procedendo ad una ferocissima campagna di persecuzione religiosa. Nei piccoli villaggi il cristianesimo era largamente diffuso; e diffusa era anche una profezia, portata dai gesuiti portoghesi, secondo la quale sarebbe arrivato un "predestinato" che avrebbe guidato la rivolta fino alla vittoria portando il Cattolicesimo in tutto il Paese; il suo arrivo sarebbe stato anticipato da alcuni eventi naturali come un cielo rosso e una fioritura anticipata dei ciliegi. Presto si sparse la voce di questo ragazzo, Shirō , capace di camminare sull'acqua e di guarire i malati.
Fiorirono presto varie storie di miracoli che il ragazzo avrebbe compiuto durante il suo pellegrinaggio nel Kyushu. La gente credette di aver trovato il ragazzo della profezia e l'eccitazione crebbe a dismisura quando, in autunno, fiorirono i ciliegi in quell'anno eccezionalmente secco. La rivolta armata scoppiò nell'ottobre del 1937 con l'assassinio di Hayashi Hyō zaemon, un esattore delle tasse.

I disordini si allargarono a macchia d'olio e i rivoltosi delle isole Amakusa, seppur sconfitti in uno scontro a gennaio, riuscirono ad attraversare il mare e ad unirsi con quelli di Shimabara.
L'esercito di ribelli era composto inizialmente di ventimila persone, tra uomini e donne; un'accozzaglia fatta non solo da contadini, ma anche da marinai, artigiani e ronin. Il comando, almeno quello spirituale, venne affidato al sedicenne Masuda Shirō ; ma l'elemento di forza era costituto dai duecento ronin, la maggior parte dei quali aveva servito agli ordini del clan Arima.

Il primo obbiettivo dei rivoltosi fu il villaggio di Shimabara dove distrussero numerosi simboli buddisti.
Nonostante la guida effettiva di questo esercito fosse affidata ad un gruppetto di cinque ronin, subito apparve chiara l'impreparazione militare; sarebbe stato logico dirigersi verso la vicina città di Nagasaki dove avrebbero trovato, facilmente, rinforzi, armi e vettovaglie, ma, invece, decisero di rifugiarsi nel vecchio castello di Hara nell'estremo lembo di terra della penisola di Shimabara.
Il 17 dicembre la notizia della rivolta arrivò nella capitale dove si trovava anche Matsukura Katsuie, il daimyo del feudo di Shimabara; Matsukura venne immediatamente spedito nel Kyushu dove arrivò solo il 15 gennaio dell'anno successivo.

A Nagasaki tornarono presto anche i due governatori (anch'essi si trovavano presso lo Shogun) che rafforzarono le difese della città e organizzarono un corpo di spedizione che, il 20 gennaio, si unì all'esercito del Bakufu. Gli schieramenti erano ormai completati: da una parte gli assediati, nel castello di Hara, in numero di trentasettemila, comprese donne e bambine, e dall'altra parte i cinquantamila (sarebbero poi diventati centomila) samurai dell'esercito dello Shogun agli ordini di Itakura Shigemasa.
Nonostante i molteplici tentativi di scardinare le difese dell'esercito di Masuda Shirō e la notevole disparità di forze in campo, lo scontro non fece progressi; la cosa irritò non poco lo Shogun Tokugawa Iemitsu che decise di sostiture Itakura con Matsudaira Nobutsuna.
Prima dell'arrivo di Matsudaira, con i rinforzi, Itakura, per non subire la vergogna della sostituzione, preparò un ultimo grande attacco che però si concluse con un grave insuccesso e lo stesso Itakura vi rimase ucciso. Il sostituto era di tutt'altra pasta: più intelligente e più paziente. Sapendo che il nemico era difficile da stanare, decise di aspettare; prima o poi agli assedianti sarebbero finiti i viveri e le munizioni.

Nei primi decenni dello shogunato Tokugawa, i rapporti con gli occidentali erano limitati; solo ad olandesi e portoghesi era stato concesso di operare in Giappone. La rivolta di Shimabara, e il ruolo che ebbe la religione cristiana propagandata dai missionari portoghesi, fece cambiare la situazione. Gli interlocutori privilegiati divennero gli Olandesi a cui, tornando alla rivolta di Shimabara, venne chiesto di partecipare alle operazioni mandando una loro nave a bombardare il castello di Hara. Gli Olandesi mandarono quindi il vascello "De Ryp" a dare man forte alle truppe di Matsduaira. L'impegno olandese non fu massiccio, e neanche molto convinto, e poco dopo venne ordinato loro di ritirarsi; oltretutto tra i capi si fece largo l'idea che ricorrere all'aiuto straniero, per battere un pugno di contadini, non era una mossa molto astuta. Agli inizi di aprile la situazione degli assediati era drammatica. Neanche la Fede riuscì a fermare le diserzioni che fornirono alle forze governative preziose informazioni: i difensori erano malnutriti e le munizioni scarseggiavano. Ormai i tempi parvero maturi per la spallata finale che avvenne il 12 aprile 1638.

Le tre linee difensive vennero conquistate con un alto tributo di sangue da parte di ambedue gli eserciti; ci vollero due giorni di aspri combattimenti prima di aver la meglio della strenua resistenza dei difensori. Nella carneficina non si salvò quasi nessunio; le cronache dicono che sopravvisse solo un certo Yamada Emonsaku, un ex gesuita che, colpevole di rapporti con il nemico, era stato rinchiuso nella cella del castello in attesa della sentenza di morte. Di contro l'esercito dello Shogun, in tre mesi di assedio, perse circa tredicimila uomini.

Fra le migliaia di teste che rotolarono, ci fu anche quella di Masuda Shirō che venne portata a Nagasaki ed esposta in pubblico a mo' di ammonimento.
Matsukura Katsuie venne costretto al suicidio e il feudo fu affidato al clan Kō riki. I Terazawa continuarono a governare sulle isole Amakusa, ma la famiglia si estinse dieci anni dopo per mancanza di successori.

Le conseguenze della rivolta di Shimabara, furono essenzialmente due.
1) Ci fu, da parte dei Tokugawa, un inasprimento della persecuzione contro i cristiani; se prima erano malamente tollerati dai governanti, adesso, per poter continuare a professare la propria fede, erano costretti a nascondersi in grotte o nel sottosuolo. Un aspetto evidenziato dall'assedio del castello di Hara, fu l'impreparazione dei samurai che dovevano, invece, costituire l'orgoglio dell'esercito shogunale;
2) Centomila samurai a stento riuscirono ad avere la meglio su un gruppo di contadini guidati da un paio di centinaia di ronin.
La conseguenza fu che venne abbandonata la ventilata spedizione per la conquista delle Filippine; come si sarebbe potuta conquistare una città come Manila dopo la figuraccia dell'assedio del castello di Hara ?

Tabella Mitologia


| Back | Home | Stampa questa Pagina |
Us-Acli 13069 - Registro.Naz. Ass. e Societá Sportive Dilettantistiche del CONI205946 -Attestato-
Affiliata a: FIKTA - Cod.Soc.
KVE 1206
- Note sul Copyright - Info Associazione -
Istituto Venezia